I dati provvisori per il mese di febbraio diffusi oggi dall'Istat registrano un tasso complessivo di inflazione pari al +1,5% rispetto allo stesso mese del 2016.
“Prosegue a febbraio l’impennata dei prezzi dovuta a fenomeni stagionali (aumento prodotti freschi per questioni metereologiche) ed esogeni (aumento del petrolio) – commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione. Non siamo quindi di fronte a un fenomeno di inflazione diffusa, dovuta a una domanda che stimola l’offerta, bensì a un rialzo trascinato da componenti specifiche, come testimonia il dato dell’inflazione di fondo (al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi), ferma al +0,6% (era 0,5% a gennaio)”.
“Un quadro negativo, che sta assumendo dimensioni significative – prosegue Cobolli Gigli - il +1,5% complessivo registrato a febbraio, dato più alto degli ultimi 4 anni, desta infatti preoccupazione, perché colpisce un sistema economico ancora caratterizzato da consumi deboli ed erode il potere d’acquisto delle famiglie, la cui crescita aveva connotato gli ultimi periodi. C’è il rischio concreto che questo dato oggettivo di aumento dei prezzi si aggiunga al clima di incertezza e sfiducia nel futuro che già manifestano le famiglie italiane, contribuendo ulteriormente a frenare gli acquisti, soprattutto dei beni di più largo e generale consumo. Di conseguenza se si dovesse registrare un’ulteriore battuta d’arresto nella pur debole dinamica di sviluppo dei consumi, ne verrebbe compromessa la flebile ripresa che si sta manifestando in Italia, che ancora non ha trovato nella componente industriale e di investimenti il suo motore di sviluppo – conclude il presidente di Federdistribuzione.