È ancora braccio di ferro tra Federdistribuzione e le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno indetto il 28 maggio una giornata di sciopero per protestare contro l’assenza di un contratto nazionale di riferimento per i dipendenti delle aziende aderenti all’organismo di rappresentanza della distribuzione moderna. Secondo Federdistribuzione, l’adesione è stata pari al 6,5%. Si tratterebbe quindi di una percentuale del 25% più bassa rispetto all’ultima agitazione sindacale di dicembre 2015, che aveva registrato un 8,6% di adesione.
Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione, sottolinea: “Sono ormai due anni e mezzo che presentiamo ai sindacati proposte che hanno l’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, i complessivi livelli occupazionali e che al contempo siano sostenibili per le imprese, creando così le condizioni per tornare a crescere. Ma abbiamo sempre trovato un muro e la pretesa di firmare il medesimo contratto sottoscritto da Confcommercio, un percorso che fin da subito abbiamo detto di ritenere inaccettabile per le evidenti differenze esistenti tra le nostre grandi aziende associate e quelle del dettaglio tradizionale rappresentate da Confcommercio”. Cobolli aggiunge: “Viviamo un quadro economico nel quale da anni gli indicatori di redditività sono in calo, i consumi non ripartono e la strada per uscire dalla crisi si presenta ancora lunga e complessa. Le imprese hanno bisogno di recuperare produttività per riuscire ad affrontare le sfide del futuro. Una situazione che i sindacati continuano a non capire, ostinandosi a pretendere condizioni economiche che, se applicate, rischiano di riproporre difficoltà occupazionali. Il nostro auspicio è che, anche a seguito dei segnali di oggi, si trovi la reciproca volontà di lavorare congiuntamente su nuove basi per arrivare a una conclusione della trattativa positiva per lavoratori e imprese” conclude il Presidente di Federdistribuzione
La versione dei sindacati. Le sigle di categoria non sembrano essere d’accordo. Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl ritengono che la proposta di Federdistribuzione, ossia 85 euro lordi al mese in più prendendo come parametro il quarto livello del commercio, sia inadeguata perché arriva un anno dopo la firma del contratto delle aziende al dettaglio aderenti a Confcommercio. “Siamo scesi in piazza per rivendicare il diritto al contratto nazionale del commercio che viene negato da Federdistribuzione da oltre 24 mesi - afferma la segretaria generale della Filcams Cgil nazionale Maria Grazia Gabrielli esponendo un pensiero comune alle tre sigle - Federdistribuzione si deve assumere la responsabilità del proprio ruolo, quello di essere un’associazione di rappresentanza che declina nei fatti quella diversità che costantemente puntualizza”. “Al contrario di quanto sostenuto da Federdistribuzione - prosegue Gabrielli - noi riteniamo la loro proposta di rinnovo di contratto, non sostenibile per i lavoratori, e lesiva delle dinamiche della concorrenza del settore”.
La risposta di Federdistribuzione. In relazione alle dichiarazioni dei Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL, Federdistribuzione afferma: “Abbiamo sempre avuto l’intenzione di fare un contratto per i nostri collaboratori, credendo in questo strumento – dichiara Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzone – Ma serve un CCNL che rispecchi le distintività del nostro settore, quello della Distribuzione Moderna Organizzata. La nostra proposta prevede una componente salariale con un aumento di 85 euro mensili nel triennio 2016-2018 in grado di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, anche considerando gli anni 2014 e 2015. Non abbiamo mai avuto intenzione di destrutturare il sistema di inquadramenti. Riteniamo sia giusto applicare il Jobs Act, una legge che può aiutare le aziende con strumenti di flessibilità, contribuendo a sostenere i livelli occupazionali in un momento di difficoltà che permane. Per quanto riguarda le vie giudiziarie già in atto, fino a questo momento ogni contenzioso si è risolto a favore delle aziende distributive, confermando la piena legittimità dell’operato delle aziende di Federdistribuzione sotto ogni profilo”.