Varcando la soglia del 2016 ci si chiede quali saranno le cornici socio-culturali in grado di supportare le tendenze di consumo che influenzeranno il mercato nel futuro prossimo. Ne abbiamo delineate 4. Vediamole.
L’emergenza ambientale è collegata con temi come la riduzione degli sprechi, il risparmio d’acqua, il riciclo e il riuso, un’agricoltura e alimentazione sostenibile entreranno nelle dinamiche di comunicazione e di consumo. Dal 2016 si affermerà un profilo mosso da una richiesta urgente di responsabilità verso aziende e prodotti. Il nuovo profilo di ambientalista non chiede solo di inquinare meno ma vive questi temi con urgenza. Un altro segnale è la crescita di familiarità delle persone con il concetto di carbon footprint (impronta ambientale), cioè la quantificazione in termini di emissioni legata a un certo servizio o prodotto.
La sharing economy, che significa “consumo collaborativo”, ci farà scoprire che la nuova moneta di scambio può essere il tempo. Tutti possiamo diventare produttori di tempo libero, offrendo un nostro servizio laddove qualcun altro ha un bisogno. È una proiezione teorica e non certo realizzabile sul breve periodo, ma l’approccio al consumo di molte persone inizierà a contemplarla come futuro possibile.
La centralità dell’esperienza si riflette nella sperimentazione, nell’uscita dalla zona di confort, nell’emozione e nel brivido di fare qualcosa per la prima volta. Il perno di questa tendenza è rompere schemi sedimentati, in settori che possono andare dall’entertainment alla mobilità fino al retail, e proporre alle persone delle esperienze che le scuotano dal torpore e dall’immobilità a cui le ha abituate il digitale, riportando il corpo al centro delle scelte di consumo.
Il localismo si concretizza nella scelta di privilegiare produzioni locali e più in generale aderire al locally thinking: un’intelligenza collettiva basa sul senso di appartenenza al territorio. La territorialità viene spogliata da vezzi di status e intesa come una realtà da mantenere viva con un impegno diretto. Quello che la dimensione locale è in grado di comunicare è una maggiore trasparenza della filiera di produzione e anche una migliore valorizzazione dell’artigianalità dei prodotti.