Il monito è forte e chiaro: “La società è privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare una Coop. Questo non deve succedere”. Così Bernardo Caprotti, recentemente scomparso, indica nel testamento le proprie volontà in merito alla vendita di Esselunga.
Il fondatore della catena conferma in poche righe quello che è stato l’indirizzo di un’intera vita e sollecita gli eredi a cercare per alleanza od acquisto un candidato straniero. "Ahold sarebbe ideale. Mercadona no", si specifica dando spazio al gruppo olandese sull’azienda spagnola.
Ahold, che per tratti somatici intrattiene con Esselunga alcune somiglianze, ha appena completato tra l’altro la fusione con il gruppo Delhaize, dando vita a un colosso cui fanno capo 22 insegne e con giro d’affari che supera i 62 miliardi di euro.
A controllare Esselunga e Villata (la relativa società immobiliare) con la maggioranza delle quote della holding Supermarkets Italiani sono oggi la vedova di Caprotti Giuliana Albera e la figlia Marina Sylvia. Ai figli Giuseppe e Violetta è invece andata la spartizione del capitale restante.” La guida azionaria è pertanto chiara e netta: “Famiglia non ci sarà, ma almeno non ci saranno lotte”, scrive Caprotti.
La guida operativa, comunque, al momento vede in prima linea il neo presidente di Supermarkets Italiani Piergaetano Marchetti, affiancato dagli storici Ad Carlo Salza e presidente di Esselunga Vincenzo Mariconda. Sono loro tutti gli uomini dell’ex presidente.