EngageMinds Hub misura la pressione del #Coronavirus in Italia

Federalimentare sull'emergenza coronavirusitalia
Il 23% degli italiani si trova in uno stato di particolare disorientamento psicologico, in primis chi vive nelle regioni del Nord-est e del Sud

EngageMinds HUB ha condotto una ricerca volta a mappare le principali reazioni degli italiani all'emergenza Covid-19 in relazione alla loro capacità di engagement: cioè di elaborare psicologicamente le preoccupazioni legate allo stato di emergenza e di assumere un ruolo proattivo e collaborativo nel processo preventivo.

Guendalina Graffigna, direttore EngageMinds Consumer Food Health Research Centre

I recenti sviluppi dell'emergenza coronavirus in Italia -spiega la professoressa Guendalina Graffigna, ordinario di psicologia dei consumi e della salute e direttore dell'EngageMinds Hub, centro di ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore- hanno portato le autorità sanitarie a mettere in atto una serie di misure restrittive. Tali misure, tuttavia, impattano anche sulle scelte di consumo”.

Solo pochi sono in equilibrio

Vengono identificati tre profili: in allerta che caratterizza coloro che sono particolarmente spaventati e disorientati; in accettazione, ovvero in una posizione intermedia di engagement, dove si collocano coloro che tentano di mantenere la calma ma non riescono a tenere un buon livello di razionalità e di efficacia nelle scelte comportamentali e di consumo; in equilibrio, per chi presenta pieno engagement e, grazie a questo, attua comportamenti consapevoli e proficui, prima di tutto per se stesso. In generale, lo studio rivela come solo il 16% degli italiani sia in uno stato di "equilibrio" psicologico e quindi risulti capace di agire in modo sinergico con il sistema sanitario e prendere decisioni razionali sul lato dei consumi; fortunatamente, il grosso del campione (61%) è in accettazione ma ben il 23% è in allerta.

Consumi e le scorte

I diversi livelli di engagement risultano predittivi anche dei consumi quotidiani. In particolare, i cittadini in allerta per la paura del Covid19 hanno fatto scorte di cibo in maniera maggiore rispetto alla media degli italiani (9% contro 6%); così come hanno comprato più farmaci (13% contro il 9% degli italiani) e prodotti per la disinfezione personale (27% contro 18%).

Sulla questione scorte di cibo e beni di prima necessità emerge una sorta di dicotomia tra percezione e azione. Il 54% del campione indica di aver avuto la sensazione (“aver visto gli scaffali più vuoti del solito”) di una corsa agli accaparramenti; mentre il 21% riferisce di aver saputo “di parenti o amici” incorsi in questa pratica. Ma solo il 5% dell'intero campione dichiara di aver effettuato personalmente l'acquisto di scorte; una percentuale che peraltro raddoppia tra le persone in allerta.

Così ha risposto all'emergenza il #Retailinprimalinea

Food e zone focolaio

La popolazione italiana, dopo aver appreso della diffusione del coronavirus, ha principalmente aumentato gli acquisti di prodotti facilmente conservabili. Tale aumento di consumi è maggiormente evidente fra coloro che si dichiarano in allerta, che hanno incrementato del 15% la spesa in surgelati e del 20% gli acquisti di prodotti in scatola e lattina. Per fare un raffronto, tra i consumatori in equilibrio, l'incremento è dell'1% per entrambe le categorie di prodotto.

“Un risvolto importante -sottolinea la professoressa Graffigna- è che nonostante il vorticoso circolare di fake news, al momento del sondaggio rimane abbastanza alta, circa la metà degli italiani, la percentuale di coloro che si dichiarano propensi ad acquistare prodotti alimentari che provengono dalle zone focolaio. Tuttavia, tale percentuale diminuisce fra coloro che si percepiscono in allerta, riducendosi al solo 33%; a fronte del 72% di consumatori fiduciosi tra gli equilibrati. Sempre in questo ambito, chi è in allerta presta maggiore attenzione, rispetto al campione italiano, all'origine dei prodotti alimentari acquistati.

La ricerca e il progetto Craft

La ricerca è parte di un monitoraggio continuativo sui consumi e sull'engagement nella salute condotta dal centro di ricerca EngageMinds HUB e rientra nelle attività del progetto CRAFT (CRemona Agri-Food Technologies), un'iniziativa promossa dall'Università Cattolica nell'ambito di Cremona Food-Lab, con il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.

L'analisi è stata condotta su un campione di mille italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. Si tratta di una survey realizzata con metodologia CAWI. I dati sono stati rilevati nel periodo 27 febbraio - 5 marzo 2020 e poi elaborati dal team di ricerca coordinato dalla professoressa Graffigna e composto da Serena Barello, Mariarosaria Savarese, Lorenzo Palamenghi e Greta Castellini.

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