Non so quando esattamente mi sia venuto in mente di creare un’edizione del Marketing & Retail Summit al Sud, forse proprio il giorno in cui stavo moderando l’edizione milanese, o forse mentre visitavo un gruppo della distribuzione in Puglia, o nella tre giorni in Abruzzo, o forse ancora in vacanza in Sicilia, dove non ho mancato di visitare un paio di negozi. Forse sono le tante news, i post, le immagini che leggo, che pubblichiamo, sulle innovazioni, sui cambiamenti o forse è stata la tiratina d’orecchi di Giorgio Santambrogio che, proprio al Summit di Milano, mi ha rimproverato di dare poco spazio ai “piccoli”, che poi tanto piccoli non sono.
In realtà, no: non è quello che ho visto, sentito o letto che mi ha convinto, ma l’energia. L’energia, l’entusiasmo, la spinta al cambiamento che ogni volta ho percepito, quando mi sono confrontata con il mondo del retail e della produzione del Sud, a tutti i livelli. In aula, con i ragazzi che studiano per prepararsi al meglio e riportare a casa quello che hanno imparato, nelle sale riunioni, nei retail tour con i manager e con i responsabili di reparto, con i giovani assistenti e le commesse. Con il fiero mondo agricolo e i grandi e piccoli produttori dell’agroalimentare. Mi ha convinto anche la loro rabbia, quella di cozzare contro mille difficoltà, burocratiche, sociali, contro la carenza di infrastrutture, eppure gli ostacoli sono diventati sfide, le lungaggini hanno stimolato la perseveranza.
Così abbiamo deciso che questo era il Sud che andava raccontato, quello che esce dagli stereotipi ed entra nel futuro e non solo il futuro di poche regioni ma quello del Paese. La ricchezza del meridione d’Italia non solo non va sprecata ma può portare ossigeno a tutti, può diventare un motore trainante, richiamare a sé i talenti che ha sparso per il mondo, creare occupazione. Nuove generazioni si affacciano e si sono affacciate ai primi livelli del retail, passaggi generazionali sono avvenuti, altri arriveranno, le donne cominciano ad acquisire ruoli centrali, preparate e agguerritissime. Giovani e meno giovani lavorano fianco a fianco, non è sempre semplice ma c’è un contraddittorio, c’è stima e rispetto.
Tutto perfetto? No, lo sappiamo, ma sappiamo anche che chi sa superare enormi difficoltà sarà più agile nel gestire quelle meno gravi, sappiamo che chi ha “fame” di riscatto, l’orgoglio della rivincita, lotterà più duramente per farcela. E noi ci auguriamo che tutto questo accada, per poter dire che c’eravamo, che sappiamo che Milano non è l’Italia perché in Italia c’è molto di più della sola Milano, che aspetta solo di esser raccontata in un altro modo, in maniera più rispettosa e con ammirazione.
Editoriale di Mark Up n. 307 marzo 2022