Si ricomincia a parlare di innovazione non solo tecnologica ma anche di prodotto e di processo. Il 2020 non è stato un anno particolarmente eclatante in termini di nuovi prodotti, ma questo ha permesso a molte aziende di ripensarsi e di cercare un allineamento verso quelli che sono i trend maturati durante la pandemia, che non hanno a che vedere con nuovi “gusti” o strabilianti performance, ma che piuttosto guardano più lontano e nel lungo periodo, prestando attenzione alle filiere produttive, alla trasparenza del fare, ad una maggiore attenzione verso l’ambiente e le persone. Una rivisitazione che continua nel tempo, che riguarda anche i mondi che circondano il prodotto, e che, è il caso della logistica, ne segnano l’impronta ecologica. Logistica che, fino a poco tempo fa, era confinata all’annosa questione (e mai risolta) delle infrastrutture, gomma vs rotaie, ma tra le “novità” del 2020 che hanno impresso un’altra velocità al retail c’è anche l’eCommerce che, per definizione, porta con sé l’ultimo miglio, la consegna a domicilio con il suo carico di costi, nuove organizzazioni e, non ultimo, il dover far quadrare i conti sia come impatto ambientale e sociale sia in termini di costi-benefici.
Più in generale, se, da un lato, l’industria sta cercando di allinearsi, con produzioni più etiche, il fattore prezzo ne risente, ed è qui dove il retail potrebbe giocare la sua partita, selezionando prodotti e produttori che hanno deciso di percorrere vie più sostenibili e portando il cliente ad essere un alleato in questo cambio. Idea per nulla peregrina, visto che moltissime insegne dichiarano proprio di essere su questa stessa strada, ma (azzardo) forse non sempre ciò che viene dichiarato dai primi livelli è fatto proprio più a valle, o forse i sistemi di compensazione di chi poi seleziona di fatto brand e prodotti non sono sufficientemente focalizzati sui nuovi kpi eco-sociali.
Altrettanto certo è che il tallonamento da parte dei discount, proprio sul prezzo, rende tutto il sistema meno sensibile di quanto vorrebbe essere. Però, quando si parla di mdd, l’innovazione, anche per il retail, si tinge di verde, le diciture filiera controllata e/o garantita, corta, 100% italiana, residuo zero, chilometro zero e Fairtrade fanno capolino sempre più numerose tra le referenze dei marchi d’insegna. Ad esempio, Coop Italia nel 2020 ha raddoppiato l’assortimento dei prodotti con almeno un ingrediente Fairtrade, seguita da Conad e non mancano i discount come Lidl, In’s Mercato e Aldi che hanno inserito decine di nuovi prodotti. La strada sembra dunque essere segnata, meglio se a percorrerla sia tutto il comparto agroalimentare, insieme, produzione, retail e cittadini.
Editoriale Mark Up n. 301 luglio-agosto 2021