“Bisogna passare alla svelta dall’idea di sviluppo sostenibile a quello di crescita rigenerativa”. Non ha dubbi Barbara Sentimenti, Responsabile Sviluppo Progetti Economia Circolare di Hera, la funzione del gruppo multiutility che affianca le imprese nei progetti di recupero e valorizzazione delle risorse.
Quindi sostenibilità è una parola da pensionare?
“Affatto. Ma tutti i framework normativi, nazionali e internazionali, e la cogenza delle sfide ambientali che abbiamo di fronte ci impongono più concretezza. Tante evidenze, dai disastri climatici alle tensioni sul mercato delle materie prime, ci stanno dicendo che il tempo a disposizione per la transizione ambientale è poco. Dobbiamo arrivare nel più breve tempo possibile a modelli di business non solo a basso impatto, ma capaci di restituire al Pianeta più risorse di quanto gli si prenda”.
Come?
“Considerando le risorse delle aziende a 360 gradi e costruendo visioni organiche su come alimentare filiere di recupero interne per le matrici ambientalmente più pregiate. Dalle classiche materie recuperabili come plastiche, metalli, legno, ad esempio, agli scarti organici che possono trasformarsi in energia, fino all’acqua, il cui recupero è sempre più strategico. Senza dimenticare le cosiddette materie prime critiche, come rame, silicio, manganese, ad esempio, indispensabili per alimentare l’industria delle rinnovabili europea. E’ incredibile la quantità di risorse che una manifattura può rimettere in circolo, peraltro con un vantaggio economico, oltre che ambientale”.
Hera come supporta le aziende che vogliono “rigenerare”?
“Siamo una multiutility con una lunga tradizione nella gestione delle risorse delle comunità locali: acqua, rifiuti ed energia. Da lì abbiamo estratto il know-how che ci consente di sviluppare nelle aziende progetti di economia circolare che, in fondo, riproducono in sedicesimo ciò che da sempre facciamo sui nostri territori, prendendocene cura”.
Qualche esempio?
“Abbiamo affiancato in chiave sia consulenziale che operativa, diverse industrie alimentari e catene di ristorazione interessate a recuperare i propri oli vegetali esausti per produrre biocarburante idrogenato, grazie alla partnership con Eni. Poi ci sono gli interventi di water saving, dove aiutiamo grandi e piccole realtà a recuperare le acque chiare, reimmettendole nei cicli produttivi. E, naturalmente, progetti sul recupero di materiali di scarto ed efficienza energetica. Il valore aggiunto del Gruppo Hera è quello di poter offrire un approccio integrato, sfruttando anche le expertise specifiche di diverse società del gruppo verticali: Herambiente Servizi Industriali per la gestione e recupero degli scarti produttivi, Aliplast per il riciclo delle plastiche, HSE per i progetti di efficientamento energetico, Hera Comm per la fornitura di energia da fonte rinnovabile certificata. I nostri progetti mettono a sistema le risorse dell’azienda e le valorizzano tutte, nessuna esclusa. Abbiamo anche strutturato un’offerta commerciale integrata denominata Hera Business Solutions”.
Il mercato è pronto per un approccio così integrale al recupero?
“Rivolterei la domanda: possiamo ancora permetterci un approccio graduale alla circolarità? Lavoriamo quotidianamente fianco a fianco di imprese dei settori più diversi e mi pare esista ormai piena consapevolezza della necessità di un cambiamento di passo. Anche perché l’investimento in recupero di risorse ha tempi di payback molto veloci.”
Esistono settori più pronti di altri?
“La crescita culturale è certamente generalizzata. Certo nelle filiere ad alto assorbimento di materie prime, come, ad esempio, l’industria alimentare, la chimica o il metalmeccanico, la riduzione degli scarti e le alte percentuali di recupero hanno impatti economici molto consistenti su tutta la catena del valore, in cui includo anche la compliance amministrativa e il risk management. Questi sono driver molto potenti”.