Registrati gratuitamente per scaricare il pdf con la versione completa dell'articolo >
1.
Layout impeccabile con tre entrate che canalizzano i flussi di clienti
2. Il concept è tipicamente italiano con prodotti fatti nel pdv
Chi si aspettava pesanti ritocchi al concept o all'offerta di Eataly al numero 200 sulla 5a strada della grande mela è rimasto deluso. Farinetti ha ignorato le chimere/strizzate l'occhio al gusto americano e ha aperto un concept genuinamente Eatalyano, non solo nella struttura delle informazioni, rigorosamente duale, italiano-americano, ma anche l'offerta è tutto sommato quella che conosciamo da Torino. Certo qualcosa c'è, ma lo spirito è salvo. A cominciare dal layout con ben tre entrate: il primo dà sulla piazza dei ristoranti tematici e del mercato del confezionato a self service, il secondo introduce nella gelateria, il terzo nella bottega dei vini (divisa dalla mescita per tabelle merceologiche). È necessario aggiungere che il layout è stato costretto dall'immobile in edilizia residenziale che ospita l'impianto commerciale ma che lo spazio di vendita, ca 5.000 mq, è stato abilmente sfruttato dagli architetti.
L'offerta è divisa fra non-food, food e ristoranti. Il primo ha degli sponsor che il concept torinese non prevedeva ma, evidentemente, i contributi mktg erano necessari per sviluppare il progetto, probabilmente ci saranno tre diverse rotazioni di vendita. Interessante la didattica con una piccola ma significativa scuola di cucina di Lidia Bastianich che fa sinergia con il ristorante di Mario Batali, Manzo, sulla terrazza. Dopo l'esperienza di Tokio (che funziona però a fasi alterne) ecco che Oscar insegna davvero a tutta la business community come esportare il made in Eataly. Dalla Langa un progetto finalmente internazionale da osservare con cura e anche un po' di orgoglio italiano.
Allegati
- 193-MKUP-LayEataly
- di Luigi Rubinelli / ottobre 2010