Che cosa rappresenta il Sud per un imprenditore come Oscar Farinetti? Glielo abbiamo chiesto ed ecco cosa ci ha risposto. “In Italia abita lo 0,83% dei cittadini del mondo: il rimanente 99,17% vive altrove, e quando fa il turista desidera visitare il nostro Paese: siamo al primo posto nei desideri, ma al quinto nei risultati; vuol dire che c’è ancora molto spazio da colmare. Senza affollare ulteriormente le pur meravigliose Venezia e Firenze, mandiamo questi turisti anche in altri luoghi. E il fantastico Sud rappresenta un’opportunità enorme: senza Sud, l’Italia non sarebbe nemmeno immaginabile e, paradossalmente, il fatto che non sia ancora riuscito a esprimere le proprie potenzialità è un vantaggio: possiamo solo guadagnarci, dandoci da fare, però bisogna investire”.
Chi deve investire?
Chi ha voglia di farlo: imprenditori del Nord, del Sud e anche stranieri. L’importante è creare uno scenario che permetta di cogliere le due opportunità principali per il Paese: ci salviamo, se riusciamo a raddoppiare il numero dei turisti e delle esportazioni. Cose semplici, alla nostra portata; certo è più facile raddoppiare il numero dei turisti che licenziare 28.000 forestali in Sicilia. Ci sono margini e ampi: l’87% del turismo straniero in Italia visita Roma e il Nord, e solo il 13% scende sotto Roma. L’intera Sicilia totalizza 5,5 milioni di turisti stranieri, mentre solo Rimini e Riccione ne attirano 22 milioni. Il potenziale è altissimo, a patto di raccogliere quei milioni di turisti che prima andavano nel Nord Africa e nel Middle East, mete, purtroppo, oggi a rischio per le note vicende politiche. Dobbiamo, però, mirare a un target preciso: chi ha voglia di divertimento sfrenato e discoteche continuerà a preferire altre mete, ma chi desidera visitare un teatro greco in maniche di camicia anche a novembre può farlo in Sicilia.
Cosa serve per concretizzare questo impegno?
Bisogna realizzare infrastrutture, aeroporti, strade e soprattutto creare dei luoghi. E per farlo bisogna invogliare gli imprenditori a scommettere sul Sud.
Tutto questo implica un impegno della politica, delle istituzioni e del Governo.
È vero. Infatti deve intervenire la politica e nel modo più semplice del mondo: con la defiscalizzazione. Vanno defiscalizzati gli investimenti in queste zone, non bisogna solo dare contributi, ma ridurre gli oneri sociali per un periodo limitato. Magari nominando commissari ogni 150 km di coste per evitare brutture, anche l’esercito se servisse. L’importante è far sapere al mondo che esiste il Sud, il luogo più bello del mondo, dove si può investire e guadagnare.
Quali i settori su cui puntare?
Il primo è il turismo, il secondo è l’agroalimentare, dove il Sud esprime eccellenze senza pari, anche se spesso si tratta di microimprese che occorre mettere in Rete. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di farlo, creando nel nostro Eataly di Bari Porta del Sud, uno spazio particolare che incorpora all’interno la Piazza dei Produttori, un insieme di chi produce di eccellenze alimentari del Mezzogiorno da far vedere, assaggiare e narrare ai buyer, nostri e di altri paesi, e a tutti quelli che sono interessati. Offriamo poi un aiuto per superare la burocrazia necessaria a esportare. Dobbiamo trovare il sistema di coltivare l’eccellenza, impacchettarla in modo eccellente, narrarla in modo eccellente e, in modo eccellente, venderla.
A quando la prossima apertura nel Sud?
Tra qualche anno. Adesso siamo ancora impegnati nello sviluppo nel mondo. Ma torneremo a investire in Italia e il prossimo Eataly aprirà al Sud: spero a Catania, sicuramente in Sicilia.
Ha collaborato Barbara Trigari