La presentazione del libro Motion Buildings Meeting Places pubblicato da Electa - testo di Luca Masia e Peter Clucas - e dedicato a Design International, uno dei più famosi e importanti studi di progettazione e architettura a livello mondiale, è stata anche l'occasione per inaugurare i suoi nuovi e ampi uffici a Milano Bicocca, in viale Sarca, tra l'Hangar Bicocca e il Cinema Uci: una scelta coraggiosa, aggiunge Davide Padoa, Ceo di Design International, considerando non solo la precedente ubicazione in centro a Milano, in via Falcone, ma anche la taglia dimensionale degli attuali spazi. Una scelta innovativa e giusta, aggiungiamo noi, perché la nuova sede dello studio va a collocarsi in una zona di Milano modernissima, che è stata teatro della prima grande riqualificazione urbanistica di una periferia ex industriale, oggi crocevia di nuovi e ulteriori sviluppi immobiliari che interessano non solo la stessa Bicocca, ma anche ampie aree dei comuni circonvicini, come la limitrofa Sesto San Giovanni, dove Design International ha firmato il progetto di MilanoSesto, il centro commerciale che sorgerà all'interno della mega-riqualificazione dell'area Falck, e il non lontano quartiere Bettola a Cinisello Balsamo nel quale Auchan sta sviluppando un nuovo polo degli acquisti e dell'intrattenimento.
L'idea originaria era quella di scrivere un racconto biografico su Davide Padoa; "poi ci siamo accorti -aggiungono Lucio Guerra, partner di Design, e Luca Masia, uno degli autori del libro- che risultava non meno efficace narrare la sua carriera attraverso i progetti più significativi firmati da Design International e realizzati in tutto il mondo". Fondato nel 1965 a Toronto da Paul Mollè, lo studio ha oggi sedi a Londra, Milano, Dubai e Shanghai. E i progetti raccontati sono a dir poco sontuosi: da Cleopatra Mall a Il Cairo in Egitto, a Promenade di Riyad in Arabia Saudita, da Silicon Oasis Mall a Dubai a Reem y Towers ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti fino al Morocco Mall a Casablanca. "Nuovi scenari commerciali internazionali capaci di sedurre e portare a sé anche i consumatori più conservatori -nota Padoa-. Caratterizzati da una forte carica iconica, i nuovi mall si sviluppano come massima espressione del benessere e del piacere contemporanei, attenti alle diverse latitudini, convenzioni sociali e territori, puntano a diventare luoghi di grande attrazione capaci di offrire agli ospiti esperienze uniche e inattese".
LE TRE PAROLE DEL FUTURO RETAIL
A proposito di evoluzione dei centri commerciali da luoghi di servizio adibiti a mera funzione commerciale a poli di attrazione sociale e turistica, con più o meno forti livelli di integrazione nel tessuto urbanistico e strutturale del territorio, Emilio Bellini, responsabile scientifico dell'Osservatorio digital Innovation in Retail della School of Management del Politecnico di Milano, ha sottolineato il concetto di significato e significatività come plusvalore del luogo commerciale (dal negozio al centro commerciale). "In questo contesto di profonda innovazione dei servizi erogati dalle imprese retail, gli spazi fisici assumono un ruolo decisivo: non più semplici luoghi di showrooming o di prova e accesso fisico ai prodotti, ma anche luoghi di apprendimento, di intrattenimento, di condivisione di interessi, di incubazione di attività culturali e imprenditoriali. Il futuro del retail -conclude Bellini- soprattutto in un'epoca dominata dalla pervasività dell'online, è creare punti di vendita che ispirino significato. Il business scaturisce dal significato e dal complesso di emozioni e ricordi evocati dal prodotto, non solo dal prodotto in sé e per sé".
"Conta di più il raggiungimento del traguardo o il percorso che facciamo per raggiungerlo? - aggiunge Davide Padoa - La risposta a questa domanda implica la definizione del futuro retail; perché già oggi il fattore guida di chi si occupa di progettazione e sviluppo non è più il consumo. I nuovi valori del retail sono riassumibili in tre parole: esperienza, coinvolgimento (engagement) e ospitalità (hospitality). Se gestiti con umiltà e autenticità, questi valori creano un dialogo fluido tra un edificio, un luogo e il pubblico che lo abita, lo visita, lo scopre. Quando viaggi, non ti limiti a ricordare dove sei andato, ma cosa hai scoperto e vissuto del luogo che hai visitato e con chi hai condiviso la tua esperienza. I nostri progetti studiano il movimento delle persone, le loro abitudini. Per questo progettiamo Motion Buildings, Meeting Places. Strutture aperte".
Fra le case history italiane descritte nel libro: Nave de vero a Mestre e Il Centro ad Arese. Ma fra i progetti italiani di grande spazio firmati da Design International ricordiamo anche MondoJuve, Aura, MaxiMall Pompei, Milano Santa Giulia.
FABBRICA DI DESIGN
Last but not least, il nuovo Campus Design International si vuole presentare non solo alla comunità del settore retal estate, ma anche al mondo accademico come "ufficio open doors", giusta la definizione di Padoa, per creare un network con le Università: "abbiamo già contatti a questo scopo con 12 Atenei" precisa Padoa.
La nuova sede è quindi pensata quindi come una "fabbrica di design" con l’obiettivo di creare:
- contaminazioni disciplinari (architettura, design industriale, filosofia, marketing & comunicazione);
- sperimentazioni di nuovi format (concetti retail, Masterplan di spazi pubblici, fruizioni, ecc.);
- esperienze formative come workshop in spazi appositamente studiati per la condivisione;
- progetti di tesi con studenti provenienti da scuole di design internazionali.
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE con Orto Urbano
"Situandosi in un contesto di archeologia industriale, il DI Campus, mantiene inalterate le caratteristiche compositive e materiche del fabbricato preesistente -precisa in termini più tecnici Davide Padoa- ed esalta differenti peculiarità come gli impianti e i mattoni a vista e lo skylight a shed. Situato all’ultimo piano, è un open space e un ambiente innovativo in cui le persone possono lavorare in maniera flessibile. Sono state create apposite aree per promuovere e incoraggiare la condivisione di conoscenza e idee, come il Theatre, nel quale si possono svolgere e ospitare workshop. La grande terrazza è un altro elemento chiave, reso ancora più accogliente e familiare da un Orto Urbano".