Riceve il via libera da parte del consiglio dei ministri il disegno di legge Martina/Lorenzin di delegazione europea che, in sostanza, chiede all'Ue una delega (motivata) per l'Italia che le dia il permesso di ripristinare l'obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione. Sulla falsariga di questo schema verrà relativizzato l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento Ue 1169/2011 che, invece, dallo scorso febbraio abolisce tale obbligo in etichettatura.
- Tale obbligo riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e commercializzati sul mercato italiano. Contestualmente al voto del consiglio dei ministri è partita la notifica della norma alle autorità europee per l'autorizzazione a procedere. La motivazione portata dal governo italiano riguarda una più efficace tutela della salute dei consumatori.
- In realtà la strategia prosegue su doppio binario. Da un lato si lavora per ottenere una norma ad hoc per l'Italia, che consenta di venire incontro ai produttori italiani (almeno di quelli che chiedono tutele sulla trasparenza produttiva); dall'altro si preme forte nelle sedi comunitarie per arrivare a una modifica sostanziale del regolamento Ue che restauri l'obbligo d'informazione (e il diritto dei consumatori a scelte consapevoli) in tutti i mercati Ue e non solo in Italia.
- Una strategia per certi versi obbligata perché è il mondo industriale a dimostrarsi poco coeso sul tema, fra interessi all'export, subappalti, delocalizzazioni e ragioni sociali di supporto. Come dimostrato dal recente caso sul latte in polvere per la produzione dei formaggi generici, una posizione normativa italiana specifica valida per i soli produttori nazionali potrebbe dimostrarsi debole rispetto a sempre possibili ricorsi da parte di imprenditori con sede produttiva in Italia.