C’è preoccupazione in tutta la filiera italiana del vino per gli effetti che i dazi decisi dall’amministrazione americana nei confronti dei prodotti agroalimentari europei provocheranno e, in parte, hanno già provocato.
“Da informazioni provenienti dal mercato, i dazi decisi dagli Stati Uniti hanno già determinato i primi effetti – commenta Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola e Federvini – e gli aumenti sui vini francesi e spagnoli danno evidenza degli incrementi dei prezzi quantificabili tra il 10 e il 35%, una differenza dovuta in gran parte all'assorbimento della maggiore tassa da parte di produttori o importatori. Il quadro è oltremodo preoccupante perché aumenti maggiori al 35% non potrebbero essere assorbiti e in caso di dazi al 100%, come si prospetta, i prezzi delle bottiglie raddoppierebbero. Non solo, ma è doveroso sottolineare che le ripercussioni di tale situazione danneggerebbero non solo i produttori, ma tutta la filiera del vino USA considerando che, fatto 100 l’aumento delle bottiglie di vino determinato dai potenziali dazi, solo il 25% compete al produttore italiano mentre il restante 75% agli Stati Uniti per costi dovuti a tasse, servizi distributivi e logistica”.
Per questo motivo, spiega ancora il presidente di Federvini, oggi tra gli operatori americani c’è forte preoccupazione perché molti di loro, specializzati nella distribuzione di vini europei, temono proprio per la sopravvivenza delle loro stesse aziende: si stima infatti che tali aumenti dei prezzi possano spingere i consumatori all'acquisto di bevande alternative, creando disaffezioni al prodotto vino, e tempi lunghi per un eventuale recupero delle abitudini di consumo.
“Intanto – conclude Boscaini – è già iniziata la corsa alla scorta di vini provenienti dall’Europa, che sta anche mettendo in difficoltà i centri di logistica sia a Est sia a Ovest degli Stati Uniti, con conseguenze anche di stoccaggio per i containers in mare. Ci auguriamo che a prevalere sia dunque la prudenza e il buon senso”.