Qualche passo avanti dall'immagine piccolo-borghese della casalinga di Voghera lo abbiamo sicuramente fatto, ma non ci siamo ancora svincolati dal determinismo del genere biologico che, peraltro in modo del tutto casuale, ci è stato assegnato alla nascita. La nostra vita, dagli studi al lavoro, dal privato al tempo libero, è ancora costellata da percorsi e possibilità suggeritici in modo più o meno discreto come adeguati in base all'essere maschio o femmina (chi è gender fluid, peraltro, non pare godere di maggiori vantaggi nella scelta).
Ad offrire un quadro aggiornato della situazione culturale italiana in tema di stereotipi e genere legati a studi, lavoro, famiglia e tempo libero è la seconda edizione dell'Osservatorio promosso da Henkel Italia in collaborazione con Eumetra (*nota medotologica a fine articolo).
Studi e lavori "da donne" per "predisposizione e capacità naturali"
Secondo la ricerca, è ancora oggi popolare l'idea che almeno uno tra gli indirizzi di istruzione superiore abbia una connotazione di genere: lo dice il 52% delle donne e il 64% degli uomini. Lo stesso vale per le facoltà universitarie (lo pensa il 30% delle donne e il 46% degli uomini). Questa forte connotazione di genere è motivata dalla convinzione che maschi e femmine abbiano predisposizioni diverse (lo pensa il 53% degli uomini, il 52% delle donne, il 45% dei ragazzi Genz e il 38% delle ragazze GenZ), capacità pratiche diverse (43% degli uomini, 33% delle donne, 42% dei ragazzi GenZ, 32% delle ragazze GenZ) e capacità cognitive diverse (27% degli uomini, 26% delle donne, 33% dei ragazzi GenZ, 25% delle ragazze GenZ). Con buona pace di eccellenze quali Samantha Cristoforetti e Fabiola Gianotti, nel nostro Paese persiste l'idea che materie scientifiche, tecnologiche o pratiche siano più indicate per i maschi, mentre le materie umanistiche e quelle dedicate alla cura della persona siano per natura più affini alle donne.
Non va meglio, come ovvia conseguenza, la prospettiva culturale sul lavoro, con il 62% delle donne e il 74% degli uomini che crede esistano lavori adatti in base al genere. Solo il 38% delle donne ritiene di avere uno stipendio equo e nel 64% dei casi l'uomo guadagna di più, fatto che porta il 18% degli intervistati a giustificare proprio per questo il diverso carico famigliare (l'80% dei giovani Zeta, però, sostiene che non debba essere così). Il 33% delle donne dichiara di aver dato priorità alla famiglia anziché alla carriera. Anche il 25% degli uomini afferma di aver fatto rinunce per la famiglia, ma nella pratica i dati confermano che a licenziarsi dopo il congedo parentale sono le donne (1 su 5).
Educazione in famiglia: il pesce puzza dalla testa
Bias e stereotipi sono veicolati già dai primissimi anni della crescita e dell'educazione. Non a caso secondo l'indagine Henkel il 47% dei papà è condizionato dal genere nelle scelte dei giocattoli per i propri figli, contro il 62% delle mamme che ritiene che questo aspetto non conti. La nota positiva è che il 68% degli uomini ritiene necessario impegnarsi perché tutte le attività di casa siano insegnate ai figli a prescindere dal genere, un dato che sale al 100% considerando i rispondenti della GenZ. Sebbene i genitori ritengano di essere equi nelle decisioni con i figli, le ragazze rivendicano una minore libertà rispetto ai fratelli, rinunciando spesso a chiedere: il 64% dei maschi riceve la paghetta, ha ricevuto l’opportunità dai genitori di studiare all’estero (64%) e può uscire senza coprifuoco (74%), mentre solo il 53% delle femmine riceve la paghetta, il 66% non ha mai affrontato il tema di studiare fuori e solo il 57% può uscire senza coprifuoco.
Sul fronte dello sport e del tempo libero, infine, sono soprattutto gli uomini a delineare precisi confini di genere: il 63% degli stessi ritiene che il calcio sia uno sport maschile, contro il 76% delle donne, che ritiene sia una disciplina adatta a tutti. Allo stesso modo, il 64% degli uomini etichetta la danza come femminile, ma l’83% delle donne la vede diversamente. Sebbene la scelta sportiva sia principalmente guidata dall'inclinazione individuale, l'indagine ha rivelato che il 18% della generazione Z sceglie lo sport in base al proprio genere, con il 17% dei ragazzi e il 14% delle ragazze influenzato rispettivamente dalle scelte degli amici maschi o femmine.
I bias si ripercuotono sui numeri in azienda: visione e obiettivi di Henkel Italia
Nel corso della presentazione dei risultati dell'Osservatorio, la presidente e Ad di Henkel Italia, Mara Panajia, ha dichiarato: "Facciamo brillare i tessuti e i pavimenti, ma il nostro obiettivo è far brillare anche le persone che lavorano con noi. Parliamo di 4 generazioni di cui il 50% della generazione X, il 30 della Y e il restante 20% che si divide equamente tra boomer e zeta. La ricchezza della diversità è anche questa, quindi è importante che si stabiliscano delle connessioni che vadano oltre il semplice scambio di competenze. Per noi l'obiettivo è di avere un 50% di donne e un 50% di uomini nelle posizioni manageriali, ad ora siamo al 41% (Italia e estero più o meno si equivalgono). Non è semplice e per riuscirci partiamo dalle candidature, quindi dall'avere un numero uguale di cv, ma non sempre ne riceviamo abbastanza dalle donne per posizioni tech o anche semplicemente di vendita, mentre lato marketing e comunicazione talvolta è l'opposto. Questo ci fa riflettere su come si debba partire dagli stereotipi educativi".
*Nota metodologica. Dal 2022 l'indagine analizza i diversi ruoli nell'organizzazione e nella cura della famiglia su un campione rappresentativo della popolazione italiana, composto da 2.000 individui tra i 18 e i 55 anni appartenenti alla community dell'online magazine DonnaD, Amica Fidata. La seconda stagione ha visto un aggiornamento dei dati su un campione comparabile e, in aggiunta, ha previsto un approfondimento sul condizionamento degli stereotipi di genere nelle scelte di studio, lavoro, sport e tempo libero, intervistando 1.000 individui reclutati mediante Online Access Panel, con 100 casi tra i 15 e 25 anni rappresentativi della GenZ