Dalle piramidi alle navi demografiche per guardare al futuro #Linkontro

Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi sul palco de Linkontro ha parlato di come i dati demografici possono delineare i cambiamenti nel nostro paese

Il tema demografico in Italia vive su un dualismo di fondo: dall’essere ignorato, all’essere un’emergenza che esige nuove regole. Serve allora fare il punto sui numeri per allungare lo sguardo e capire come cambierà il nostro Paese dal punto di vista di chi saremo, di quanti saremo e come cambieranno anche i nostri comportamenti e di conseguenza anche i consumi. Sul palco de Linkontro è salito Francesco Billari, professore di demografia e rettore dell’Università Bocconi, che ha esordito con la metafora del demografo francese Alfred Sauvy sull’orologio da polso: “La lancetta dei secondi rappresenta le scelte politiche, veloci, quella dei minuti, l’economia mentre, quella delle ore, che si muove più lentamente, è la demografia. Ma niente è ineluttabile, far scorrere avanti o indietro le prime due lancette ha delle conseguenze anche sulla terza”.

Dal dopoguerra a oggi è migliorata la speranza di vita, “in 100 anni abbiamo guadagnato 33 anni in più dal punto di vista demografico -puntualizza Billari-, e si è cambiato il modo di rappresentare la demografia di una popolazione, dalle forme piramidali si è passato alle navi: se a inizio 900, il gruppo più numeroso era rappresentato dai bambini, la base della piramide, nel 2003 il gruppo più numeroso è rappresentato dalla fascia 35-39 anni e non è un caso che 20 anni dopo si sposti tra i 55 e i 59 anni”.

Un tema importante a livello sociale, che avrà un impatto nel futuro, è quello della selettività scolastica impostata in “epoca gentiliana” e della bassa percentuale di laureati nel nostro paese: l’Italia ha un 30% di laureati e, senza scomodare il 70% della Corea del Sud, simile all’Italia per bassa natalità, si colloca al di sotto della media dei paesi Ocse. Se poi si prende il 2000, anno in cui si sono pareggiati i dati tra natalità e mortalità, nel 2023 abbiamo registrato una differenza di 300.000 unità in meno, ma è cresciuta anno per anno l’immigrazione, che ha permesso di mitigare il gap, malgrado che nel nostro Paese, a differenza di altri paesi europei, non ci sia (ancora) una politica di gestione e integrazione degli immigrati e qui abbiamo “l’urgenza”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome