
I prodotti e i brand italiani sono sia i più amati al mondo - alla pari con quelli americani e giapponesi - sia i più raccomandati – sostanzialmente alla pari con quelli canadesi, svizzeri, giapponesi e tedeschi. A confermarlo sono i dati relativi al 2024 presentati da Brand Finance, che ha effettuato un sondaggio su un campione di oltre 170.000 persone in più di 100 Paesi. Come settori primeggiano alimentare e bevande, tessile e abbigliamento, nonché autoveicoli di lusso, mentre il mercato di sbocco principale sono senza soprese gli Stati Uniti, dove incombe l'ombra dei dazi preannunciati da Trump nei confronti dell'Europa. Eppure, nonostante la predilezione dei consumatori stranieri, l'export italiano conferma ampi margini di miglioramento in Usa e non solo, perché fatica come noto a competere sui mercati internazionali a causa di svariati fattori.
Brand premium e forti per vincere sull'italian sounding
I dazi di Trump, secondo il report, potrebbero frenare l’incremento delle esportazioni dei prodotti alimentari italiani soprattutto laddove non premium e senza un brand forte, quindi difficilmente in grado di sostituire i prodotti con italian sounding, che a livello globale pesa il doppio dell’export alimentare italiano. La contraddizione tra l’amore per il cibo italiano e la relativamente piccola presenza dei prodotti alimentari realmente italiani non è un fattore isolato agli Usa: anche Cina, India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi sono Paesi ad alto potenziale dove uno dei maggiori freni è la scarsità di marchi made in Italy in grado di competere a livello globale. Questa contraddizione è confermata dalla scarsità di marche italiane nella Brand Finance Food 100, la classifica dei principali brand alimentari del mondo ordinati per valore del trademark, in cui sono presenti solo Barilla e Ferrero.