Il contributo delle filiere agroalimentari alla bioeconomia nel nostro Paese è importante, con un ritmo di crescita di 7 miliardi di euro l'anno, come evidenzia il sesto rapporto La bioeconomia in Europa redatto dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. L’Italia risulta al terzo posto in termini assoluti per valore della produzione (345 miliardi di euro), dopo Germania (414 miliardi) e Francia (359 miliardi). Il Covid ha accelerato ulteriormente il ripensamento dei modelli di sviluppo economico in una logica di maggiore attenzione alla bioeconomia. L’economia circolare è ormai uno dei capisaldi su cui spingono le strategie Ue, a partire dal Green New Deal: lo scarto di filiera diventa risorsa da valorizzare in una logica di simbiosi tra realtà produttive.
Secondo Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (Tn) tra i settori agroalimentari più promettenti c’è quello della produzione oleicola. Alcuni progetti (PreBIOil) vanno nello sviluppo di nuovi alimenti prebiotici ricavati da sottoprodotti. Altri, come Violin (Valorizzazione dei prodotti italiani derivanti dall’oliva attraverso tecniche analitiche innovative), che vede 11 unità di ricerca impegnate, punta a valorizzare gli scarti. Tra gli studi, l’attività antimicrobica su patogeni dell’olivo di estratti arricchiti con idrossitirosolo ricavati soprattutto dalle acque reflue di frantoio. Ulteriori progetti riguardano l’effetto antinfiammatorio e antiossidante di estratti arricchiti con oleuropeina ottenuti da foglie di olivo essiccate.
Solo l’8% della materia rientra come materia prima seconda nei cicli economici: il 92% sono ancora materie prime vergini. Ecco perché serve partire dalla progettazione dei prodotti secondo una logica non più lineare ma circolare
Da uno scarto della molitura, la pasta di olive denocciolata essiccata, ricca di polifenoli e fibre con proprietà paragonabili all’inulina, sono nati prodotti innovativi con un processo brevettato e una commercializzazione curata dall'azienda OlioCru. I prodotti sviluppati per ora sono due. Il primo deriva dalla polvere di oliva denocciolata, un ingrediente prebiotico che racchiude la massima concentrazione di polifenoli, un attivatore dei Bifidobatteri nell’intestino. Andrà al mercato degli integratori alimentari. Il secondo è un prodotto per la colazione, un granulare che si può aggiungere a diversi prodotti, dallo yogurt al latte, con un dolcificante naturale (la lucuma) o senza.
Sul fronte della filiera dei prodotti caseari, di grande interesse è l’utilizzo in agricoltura del siero, sottoprodotto della lavorazione dei formaggi. Buoni risultati arrivano dal progetto Pei, cui ha fatto da input Concast, Consorzio dei caseifici sociali e produttori di latte trentini, come ha ricordato Serena Chiesa (dell'Unità protezione delle piante agroforestali e apicoltura della Fondazione Mach). Il siero si è dimostrato efficace nel contenimento della butteratura amara del melo (da solo o in strategia con calcio) e soprattutto come fungicida contro l’oidio della vite.
Da ricordare, in questa sede, che solo una parte della farina di pesce attualmente usata in acquacoltura proviene da scarti: in prevalenza arriva dal pescato che non finisce nelle nostre cucine perché di scarso valore. Si pescano pesci per allevare pesci. E il pescato è già al limite di sostenibilità. L’interesse all’uso del Tenebrio sarebbe trasversale.
Punta a un obiettivo di crescita sostenibile l’acquacoltura, cresciuta a un tasso medio del 4,5% negli ultimi dieci anni: si stima che nel 2030 supererà come fonte la pesca arrivando al 62% del prodotto ittico messo a disposizione. L’elemento di criticità è l’utilizzo nella fase di allevamento di farina e olio di pesce, ormai poco sostenibili. Si guarda al futuro, con farina di pollo, anche se c’è competizione con il pet food. E a quelle emergenti, farine di insetti, funghi, microalghe, lieviti e batteri. Dalle larve mature (congelate, essiccate e frantumate) del coleottero Tenebrio molitor -in realtà più noto come tarma della farina- Enea già ricava farine proteiche per la mangimistica ittica partendo da un’idea circolare. Il Tenebrio viene allevato su sottoprodotti, per esempio la crusca dei cereali. È in fase di test la trebbia (residuo della lavorazione della birra). Verrà verificata anche la lolla del riso. Questo per riuscire a valorizzare parti ricche di fibre, meno interessanti per la mangimistica diretta. La linea della ricerca del team dell’Enea è valutare i vari sottoprodotti e le miscele, andando a individuare la dieta migliore per l’insetto e misurarne l'influenza sulla qualità finale. Di prospettiva, l’acquaponica che unisce pesci e vegetali in un sistema simbiotico. L’acqua ricca di reflui organici provenienti da allevamenti ittici diventa nutrimento per vegetali di serra e orticole ad alto valore aggiunto come fragole, basilico, ma anche zafferano o canapa.
Marco Meneguz è responsabile ricerca e sviluppo di Bef Biosystems, azienda che nasce per creare sistemi tecnologici per l’allevamento degli insetti. Un progetto preliminare, con la Fondazione Edmund Mach, è l’uso di larve di insetti come mangimi per pesci di acquacoltura dolce, come le trote. Ma non solo: da alcuni sottoprodotti si può produrre chitina per la farmaceutica, fino alla creazione di polimeri e bioplastiche. Fra i progetti anche quello di Bugsfarm Casalnoceto (il primo impianto pilota) per la creazione di centri di smaltimento da allestire presso aziende agricole. La mosca soldato, in particolare, riesce a degradare velocemente i volumi di scarti di frutta e verdura. Il progetto è costruire una rete con fornitori di scarti, mangimifici e imprese di trasformazione chimica.
Un settore innovativo, destinato a crescere, è quello delle fermentazioni, uno dei risvolti del salutismo. Al Centro di sperimentazione Laimburg sono stati attuati diversi progetti. Come alternativa di eventuali eccedenze è stata sviluppata una bevanda-aperitivo a base di miele fermentato (idromele) spumantizzato e frutta. Le aziende della ristorazione si stanno interessando al riutilizzo di scarti di pesce in chiave di nuovi prodotti di fermentazione.
Tra le applicazioni che potrebbero interessare le aziende sostenibili, le innovazioni per il trattamento dei rifiuti organici e i fanghi di depurazione, con l’obiettivo di produrre energia, biometano e ammendanti e/o fertilizzanti. Due progetti cofinanziati dalla EIT Climate KIC (Progetto WEBio e Progetto C2Land), riguardano l’uno la creazione di una piattaforma WEB per la quantificazione, caratterizzazione e geolocalizzazione delle biomasse (il progetto sta cercando partner per applicare questo strumento). L’altro la possibilità di produrre un ammendante di qualità da trattamenti biologici e termochimici applicati in successione sul rifiuto organico.
Un esempio virtuoso di economia circolare è quello di Bioenergia Trentino, l’impianto di riferimento della provincia di Trento per il recupero della frazione organica. Produce 13 mila tonnellate l’anno di compost da digestato impiegato in frutticoltura e viticoltura. “Fino a oggi il biogas veniva usato per produzione di energia elettrica e termica: da novembre avremo anche biometano che andrà ad alimentare i bus della città di Trento” ha ricordato Michele Zorzi, responsabile tecnico Bioenergia Trentino.