Cybersecurity: a Milano Cisco inaugura un co-innovation center

È il primo centro di questo tipo in Europa e si occuperà di studi sulla cyber security per lo Iot, sicurezza dei cittadine e delle filiere

La nuova economia digitale si basa sui dati e ciò fa sì che quest’ultimi costituiscano il capitale da tutelare e far fruttare per poter crescere ed innovarsi. In un tal contesto, appare evidente che la sfida per il progresso stia nell’utilizzo dei dati in piena sicurezza e tutela della privacy. Questi aspetti sono i protagonisti del nuovo Co-Innovation Center di Cisco, azienda multinazionale leader delle dell’evoluzione delle tecnologie di rete. Il nuovo centro di Milano, con sede per i prossimi tre anni presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, fa parte di una rete mondiale di centri di co-innovazione Cisco (da Toronto a Sydney passando per Tokyo e Singapore) ed è il primo in Europa a essere dedicato principalmente alla sicurezza IT e alla privacy. Nello specifico, si tratta di un centro di “co-innovazione” e non semplicemente di “innovazione”, in quanto si vuole sottolineare la dimensione collaborativa alla base del progetto, dove tutti gli stakeholder (pubblici e privati) del settore saranno coinvolti nella creazione di studi e soluzioni, quanto più condivise e collettive possibili, favorendo un’interconnessione di know-how e competenze.

Nel centro di co-innovazione si lavorerà in particolare su alcuni aspetti chiave della cybersecurity: la sicurezza avanzata dell’IoT (Internet of Things), la privacy e la sicurezza nei servizi dei cittadini, la protezione delle filiere di valore e delle infrastrutture nazionali critiche (utility, banche, ecc.). “Sette mesi dopo l’annuncio, prende vita una struttura che rappresenta per i nostri clienti e partner, per le istituzioni e tutto l’ecosistema Cisco, un luogo in cui creare innovazione sui temi della sicurezza della privacy. Questo aiuterà a rafforzare l’Italia in un’arena strategica per il suo futuro, la cybersecurity. Mettere la sicurezza al centro della digitalizzazione si riflette positivamente su cittadini ed imprese, creando fiducia nello sviluppo tecnologico che è indispensabile per la crescita di un Paese” commenta Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia. Tutto ciò, si svilupperà in linea con i pilastri del rinnovato investimento di Cisco in Italia: l’iniziativa è finanziata nell’ambito del piano “Digitaliani” del 2016 che ha comportato un investimento di 100 milioni di dollari che l’azienda, in collaborazione con il Governo, ha voluto destinare per accelerarazione della digitalizzazione in Italia.

Le tre S del Centro di sicurezza di Cisco

Tali pilastri sono riassumibili nelle 3 “S” di “security” (sicurezza), “skill” (competenze) e “social impact” (impegno sociale), finalizzando le azioni del Co-Innovation Center ad un dialogo con i cittadini, anche attraverso iniziative di formazione sui temi del digitale e della sicurezza. A questo proposito, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia diventerà una delle Cisco Networking Academy, dove saranno offerti corsi dedicati sia ai giovani che a coloro che già lavorano e desiderano riqualificarsi con le competenze del futuro. Cisco donerà attrezzature tecnologiche e, inoltre, inserirà il Museo nel suo progetto di responsabilità sociale “A Scuola di Internet” – in cui i dipendenti Cisco organizzano su base volontaria incontri rivolti a bambini e ragazzi dedicati all’uso sicuro e consapevole del web. Questo progetto si inserisce, quindi, in quadro più ampio di trasformazione digitale per l’Italia: la diffusione delle competenze digitali, lo sviluppo dell’ecosistema di innovazione, la digitalizzazione nei settori chiave del Made in Italy e nei servizi al cittadino, l’evoluzione delle infrastrutture critiche, quali possono essere trasporti e utility, sono elementi strategici per un futuro sostenibile e per non autocondannarsi all’irrilevanza.

Applicare le best practice per tutelare il patrimonio italiano

L’Italia, infatti, è molto soggetta agli attacchi informatici perché ha una forte intellectual property, che adesso viene sempre più digitalizzata, e perché ha un tessuto industriale caratterizzato dalle piccole medie imprese, che spesso non hanno a disposizione conoscenze e budget adeguati per applicare best practice in materia di cybersecurity. Il rischio è forte perché, spesso, le Pmi rappresentano l’anello debole, in termini di sicurezza, di una filiera, che può essere posta sotto attacco a partire da quest’ultime. Vi è, quindi, l’obiettivo di fare in modo che il sistema diventi resiliente a queste sfide, tutelando le infrastrutture critiche del Paese da potenziali minacce di sicurezza ibride. L’equazione più sicurezza più competitività sui mercati internazionali è quanto mai validata.

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