Culatello di Zibello Dop ha sigillato oltre 81 mila culatelli nel 2023 (per 325mila chilogrammi) e un fatturato al consumo che supera i 20 milioni di euro. Lo mette nero su bianco il Consorzio di tutela nei suoi dati economici dell’anno trascorso. Gli 81 mila pezzi sigillati rappresentano un calo rispetto ai centomila del 2022 (quota record) ma si assestano al di sopra del livello pre-pandemia. La carne suina non è uscita indenne dal generalizzato aumento dei costi, che nel 2023 sono schizzati anche del 15%, in un trend costante dell’ultimo triennio, dove i prezzi sono anche raddoppiati.
Il Culatello di Zibello Dop cresce in gdo con il preaffettato
Interessante la crescita del preaffettato, che nel 2023 ha rappresentato quasi la metà dell’intera produzione (il 46%): sono stati con oltre 37 mila i pezzi affettati sui più di 81 mila complessivi ed equivalgono a 1,17 milioni di vaschette, per un valore di 10 milioni di euro al consumo. Nel 2017 la percentuale affettato era l’8,7%, per un valore di 1,6 milioni di euro. Questo tipo di prodotto “ci ha permesso una maggiore penetrazione del prodotto nelle catene retailer” dice in un comunicato ribadito Romeo Gualerzi, presidente del Consorzio di tutela. Il normal trade si conferma quello principale con una quota pari al 60% del comparto, mentre la gdo rappresenta il restante 40%.
L’inflazione non smetterà di pesare sul Culatello di Zibello Dop
“Le aspettative per il 2024 sono rosee, nonostante la previsione di un ulteriore incremento dei costi della materia prima, a maggior ragione considerando la minor disponibilità di suini che rispettano i parametri della Dop -aggiunge Gualerzi-. In ogni caso da gennaio siamo entrati a pieno regime con il nuovo disciplinare approvato a settembre”.
Non solo gdo: la crescita passa anche dalla cucina d’eccellenza
“Inoltre valutiamo la possibilità di utilizzare sempre di più il Culatello di Zibello come ingrediente in specifiche ricette”, dice Gualerzi. Nel fatturato 2023 l'export rappresenta un quarto del totale, ed interessa principalmente i paesi Ue (in primis Francia e Germania), insieme con la Svizzera, che rappresentano l’88% del totale della quota. Crescono poi Canada, Stati Uniti, Giappone e Regno Unito.
