Csr per un percorso evolutivo della società

È una materia ampia, trattata in modo approfondito con l’obiettivo di sostenere uno sviluppo sostenibile che tocchi tutti i livelli

La Csr o responsabilità sociale d’impresa, comprende tutte quelle attività realizzate da grandi, piccole e medie imprese per affrontare in maniera attiva, problematiche d’impatto sociale ed etico sia verso i propri dipendenti, sia verso la comunità esterna e più eterogenea (dai fornitori, ai cittadini)”. Tra le tante definizioni di Csr, quella citata e proveniente da italianoprofit.it rappresenta in modo soddisfacente il tema. La Csr è una materia ampia e ricca di contenuti, trattata da specialisti d’impresa, consulenti e docenti universitari. Gli Sdg’s (Sustainable Development Goals - Obiettivi di sviluppo sostenibile) rappresentano l’agenda globale di sostenibilità al fine di raggiungere tutte le persone, in modo inclusivo, promuovendo e condividendo la conoscenza a tutti i livelli della società, incontrando le esigenze del presente e salvaguardando il futuro del pianeta. Esg (Governance ambientale, sociale e aziendale: tre fattori importanti per un’azienda proiettata nella crescita futura) rappresenta il metro con cui misurare il contributo netto dell’azienda nella capacità di gestire i rischi e le opportunità ambientali, sociali e di go- vernance, identificando in modo completo gli obiettivi di sviluppo sostenibile prima descritti, che devono essere raggiunti entro il 2030. In particolare, appare importante soffermarsi sui Sdg’s e il controverso tema delle “volontarietà vs non volontarietà” della non financial disclosure.

Sviluppo sostenibile

Il concetto di sviluppo sostenibile è stato introdotto per la prima volta nel Rapporto Our Common Future, noto come Rapporto Brundtland, rilasciato nel 1987 dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo (Wced) dell’Unep (United Nation Environment Program). Nel documento è definito sostenibile quello “sviluppo che soddisfi i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. In questa accezione, lo sviluppo sostenibile è strettamente legato alla compatibilità tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell’ambiente. Già nel 1992, al Vertice della Terra tenutosi a Rio, erano state definite le basi per la realizzazione politica dello sviluppo sostenibile ed era stata presentata l’Agenda 21, ovvero il piano d’azione per il XXI secolo. Nel 2012, alla Conferenza Rio+20, sono stati rinnovati gli impegni presi e definite le fasi necessarie per poter procedere verso uno sviluppo sostenibile. Il 25 settembre 2015, con l’approvazione dei rappresentanti dei 193 Paesi membri dell’Onu, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nella quale si delineano a livello mondiale le direttrici delle attività da intraprendere per i successivi 15 anni. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità che tiene conto della necessità di sostenere la pace universale e la libertà, di sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, conseguendo una trasformazione sostenibile della società, dell’economia e dell’ambiente da qui al 2030. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) in un grande programma d’azione per un totale di 169 target o traguardi e oltre 240 indicatori. I 193 Paesi firmatari si sono impegnati a raggiungere questi obiettivi entro il 2030. La caratteristica essenziale degli obiettivi è di essere universali, interconnessi e indivisibili: devono tener conto delle specifiche realtà territoriali e sono potenzialmente applicabili ovunque, a livello globale, nazionale e locale (regionale e/o urbano). Lo scopo è quello di cambiare il paradigma dominante e di manifestare l’insostenibilità dell’attuale modello di crescita, sottolineando la necessità di una visione integrata delle varie dimensioni dello sviluppo. Si ritiene infatti che lo sviluppo, per essere sostenibile, debba integrare crescita economica, tutela dell’ambiente e diritti umani e sociali, al fine di conservare il Pianeta per le generazioni future sia dal punto di vista ecologico che da quello sociale e civile. Gli Obiettivi dell’Agenda 2030 si distinguono infatti dai precedenti, gli Obiettivi del Millennio per il 2015 (introdotti nella Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite nel 2000), nell’integrare le dimensioni sociali, economiche e ambientali, accantonando definitivamente l’idea che la sostenibilità riguardi unicamente le tematiche ambientali. In accordo con le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile delineate nell’Agenda, possiamo suddividere gli SDGs in tre macrogruppi: quelli relativi alla Biosfera (SDGs 6, 13, 14, 15), alla Società o all’Economia: gli obiettivi legati alla biosfera sostengono quelli legati alla società, i quali a loro volta sostengono quelli economici. L’economia non può essere in salute se non lo è la società, la società non può essere in salute se non lo è l’ambiente.

Business model più sostenibili

La recente Direttiva 95/2014 dell’Unione Europea ha imposto un cambiamento radicale dalla divulgazione volontaria a quella obbligatoria di informazioni non finanziarie. Dati i cambiamenti radicali nelle pratiche di rendicontazione, è urgente valutare l’attitudine delle imprese a divulgare informazioni non finanziarie in relazione al nuovo requisito. La Direttiva 2014/95/UE rappresenta una delle principali innovazioni introdotte dalla Commissione Europea per incoraggiare le grandi aziende a rendere noto il loro contributo allo sviluppo sostenibile. Dalla sua introduzione, la Direttiva 2014/95/UE ha messo in moto un intenso dibattito sulla sua efficacia. Accademici e politici concordano sulla necessità di ripensare la rendicontazione non finanziaria obbligatoria per migliorare il contributo all’Agenda 2030. Infatti, nonostante l’aumento quantitativo del numero complessivo di relazioni non finanziarie pubblicate annualmente in Europa, solo un numero limitato di aziende divulga esplicitamente informazioni sul proprio contributo agli Sdg. In questo senso, la divulgazione di informazioni sugli Sdgs è guidata da fattori legati alle dinamiche istituzionali e organizzative. Ripensare le economie globali è una delle principali sfide per i responsabili politici (Nazioni Unite, 2015).
Questo percorso evolutivo è stato guidato dagli impatti negativi causati dalle attività antropiche sugli ecosistemi mondiali. In questo senso, gli studiosi hanno iniziato a discutere di una nuova era definita Antropocene (Crutzen, 2002). All’interno di questo dibattito, gli studiosi hanno iniziato a indagare le potenziali implicazioni della diffusione di sistemi di contabilità e responsabilità per favorire uno spostamento sostenibile (Bebbington et al., 2019). L’integrazione degli Sdgs all’interno delle relazioni non finanziarie rappresenta il primo segnale a favore della diffusione di un modello di business più sostenibile (Pizzi et al., 2020; Silva, 2021; Van Zanten & Tulder, 2021). Infatti, anche se la rendicontazione “non finanziaria” non favorirà direttamente la mitigazione degli impatti negativi causati dall’uomo sugli ecosistemi, lo sviluppo di una cultura contabile caratterizzata da un reale orientamento allo sviluppo sostenibile potrebbe rappresentare un modo per coinvolgere gli stakeholder sull’esigenza di ripensare l’economia globale (Bebbington & Unerman, 2020; Dare, 2016). Analogamente all’esperienza pregressa nelle iniziative socialmente responsabili, l’adozione precoce di best practice potrebbe favorire l’isomorfismo dei late adopters (Aureli et al., 2020; Holder-Webb & Cohen, 2012; Martínez-Ferrero & García-Sánchez, 2017a). In particolare, i ritardatari potrebbero integrare gli Sdg nei loro report per evitare i rischi reputazionali legati alla mancanza di informazioni non finanziarie sugli Sdg. Tuttavia, la comprensione delle dinamiche legate ai comportamenti delle imprese non può essere analizzata senza un’analisi approfondita dei principali fattori istituzionali che hanno avuto un impatto sulle strategie aziendali (Van Zanten & Tulder, 2021). In questo senso, nonostante il ruolo centrale delle pratiche manageriali, la comprensione del ruolo ricoperto dai fattori culturali sulle pratiche di rendicontazione degli Sdg rappresenta un elemento centrale per accademici, policymaker e investitori interessati a valutare il contributo fornito dal settore privato all’Agenda 2030 (Bebbington & Unerman, 2020; Nilsson et al., 2016). L’integrazione degli Sdgs nelle relazioni non finanziarie potrebbe essere uno strumento per coinvolgere più efficacemente gli stakeholder. Inoltre, il riferimento esplicito al contributo agli Sdgs attenuerà gli effetti negativi causati dalla proliferazione di relazioni non finanziarie redatte su base obbligatoria (PwC, 2018). In questo senso, la rendicontazione degli Sdg rappresenterà un modo per segnalare l’orientamento allo sviluppo sostenibile in un ambiente competitivo caratterizzato dalla coesistenza di imprese socialmente responsabili caratterizzate da un orientamento intrinseco e imprese che pubblicano le proprie informazioni non finanziarie per rispettare le normative (approccio guidato dall’estrinseco). Infine, esiste l’opportunità per i responsabili politici europei di ripensare la Direttiva 2014/95/ UE, ad esempio, cercando di ridurre le differenze tra e all’interno dei Paesi. Pertanto, il sostegno all’Sdg 12.6 è limitato dalla mancanza di armonizzazione in termini di integrazione degli Sdg. In questo senso, una futura revisione potrebbe essere un’opportunità per favorire il passaggio da un contributo implicito a uno esplicito agli Sdg da parte delle Pie europee”. (fonte: Federica Doni, Silvio Bianchi Martini, Antonio Corvino, Michele Mazzoni). In estrema sintesi: la cosiddetta “dichiarazione non-finanziaria” corrisponde al report di sostenibilità ed ancor di più al report integrato.

Storie di successo

Greener pharmacy

Guardando all’Italia, Apoteca Natura, network internazionale di oltre 1.100 Farmacie indipendenti che, in qualità di società benefit certificata BCorp, crede fermamente nel ruolo socio-sanitario svolto dalle Farmacie, chiamate a svolgere un servizio indispensabile di presidio territoriale “per una salute consapevole”, come recita il pay-off dell’insegna.
Nel 2022 ha aggiornato il proprio Disciplinare, documento tecnico-scientifico che guida la formulazione dei prodotti a marchio Apoteca Natura, ampliandolo alla definizione di criteri per la selezione di tutti i prodotti in assortimento, nella logica della “greener pharmacy”. Ciò è in linea con le indicazioni presenti nel “Best Practice Paper on Green and Sustainable Pharmacy”, redatte da P.G.E.U. (Pharmaceutical Group of European Union, associazione che raggruppa oltre 400.000 farmacie di comunità in Europa) in cui si esplicita che, tra le responsabilità del Farmacista, ci sia oggi quella di consigliare il prodotto che, a parità di efficacia terapeutica, abbia un minore impatto sull’ambiente e sia possibilmente biodegradabile. È l’affermazione del concetto di “One Health” in Farmacia ed è quanto da sempre Apoteca Natura ha messo al centro della sua missione.
Come per tutti i settori merceologici anche il retail è impattato da questo orientamento. Di seguito alcune significative.

Ikea apre un minimarket a tokyo

Ikea ha aperto il suo primo minimarket nel centro di Tokyo, di fronte alla stazione di Harajuku. I visitatori possono acquistare articoli economici e sostenibili come borse ecologiche, sacchetti per il freezer realizzati con materiali vegetali e ramen al curry a base vegetale. C’è anche un chiosco caffetteria dove i clienti possono ordinare caffè da asporto, gelato a base vegetale e panini alla cannella. Inoltre, lo Sweden Café sostituisce le classiche polpette svedesi con una focaccia con diversi ripieni salati e dolci, oltre a un esclusivo caffè Ikea preparato con chicchi di caffè provenienti da fonti sostenibili.

 

Il brand promuove lo shopping al contrario

La catena di negozi di articoli sportivi Decathlon ha cambiato nome nell’ambito della sua campagna di reverse shopping in Belgio.Invece di leggere Decathlon, i clienti di tre negozi si sono trovati di fronte al nome “Nolhtaced” (pronunciato Noltakket), Decathlon scritto al contrario. Il cambio di nome è servito a sottolineare la campagna per la rivendita dei prodotti Decathlon. Per un mese, i clienti hanno avuto la possibilità di rivendere a Decathlon articoli sportivi vecchi o inutilizzati. I prodotti sono
stati poi riparati e aggiunti nuovamente all’assortimento. Secondo Decathlon, questo cambio temporaneo di nome mira a promuovere il reverse shopping e gli articoli usati.

Supermercato automatizzato nel parco di ricarica

l rivenditore tedesco Rewe sta aprendo un minimarket automatizzato chiamato Rewe Ready in un parco di ricarica per auto elettriche costruito dalla società energetica EnBW. Aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, i rifornimenti del negozio sono personalizzati in base alle esigenze degli utenti e sono per lo più limitati a prodotti per il consumo immediato, in modo che gli automobilisti possano concedersi uno spuntino mentre ricaricano i loro veicoli. I consumatori selezionano gli articoli scelti tramite un display touch, pagano senza usare contanti e ricevono la merce su un nastro trasportatore. Il negozio è ancora in fase pilota e sarà ampliato se avrà successo.

Sainsbury’s regala generi alimentari surgelati

Sainsbury’s ha recentemente aperto un concept store pop-up chiamato Sainsfreeze nel Boxpark Shoreditch di Londra per regalare generi alimentari surgelati e mostrare ai clienti come congelare gli alimenti per ridurre gli sprechi. Dall’esterno, il pop-up sembrava proprio un normale negozio Sainsbury. Ma una volta entrati, i clienti sono stati accolti in un congelatore con generi alimentari surgelati che di solito si comprano freschi. Questa campagna mirava a evitare che le eccedenze alimentari andassero sprecate e ad aiutare le persone a risparmiare.

App per consumatori e marchi eco- consapevoli

La start-up australiana Greener offre un’applicazione che aiuta i consumatori a ridurre la loro impronta di carbonio. Greener utilizza la tecnologia open banking di Basiq per connettersi al conto bancario dell’utente e calcolare le emissioni di gas serra della sua spesa. L’applicazione suggerisce quindi prodotti alternativi di oltre 250 marchi sostenibili che gli utenti possono acquistare tramite l’applicazione. Con ogni acquisto effettuato, gli utenti si assicurano che il loro impatto di CO2 sia compensato attraverso la riforestazione.

 

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