Crescere nel e per il territorio, la nuova generazione di Superemme

Incontriamo Silvia Massa, amministratrice delegata di Superemme, catena di food retail, sarda e affiliata a Selex. Giovane, determinata e preparatissima, guida il gruppo, insieme al cugino Francesco, che di Superemme è il vicepresidente. Sostenibilità e amore per la sua terra sono i valori guida che la distinguono

L’amministratrice delegata di Superemme, Silvia Massa, ha tutte le caratteristiche per raccontare un mondo del food retail italiano, giovane, inclusivo e sostenibile. Siamo in Sardegna, dove Superemme (Selex) nasce e vive da più di mezzo secolo, e Silvia è la nuova generazione al comando con il cugino Francesco Murgia, vicepresidente del gruppo. Fondata nel 1960, da Francesco Murgia e Margherita Piras, oggi Superemme vanta più di 50 punti di vendita (tra Iperpan e Superpan, più i discount Hardis), ma lasciamo spazio all’entusiasmo di Silvia e alla sua storia...

Sei nata in questo mondo, rimanerci e farne una professione è stata una scelta o un obbligo?
Ho vissuto la mia infanzia a Dolianova, un piccolo paese a 20 km da Cagliari di 9700 abitanti, molto vivace dal punto di vista sia imprenditoriale sia culturale ed è lì che nasce il primo Emporio, aperto dai miei nonni, Francesco e Margherita, negli anni 60 ed è proprio in questo paese dove io ho iniziato. La mia è stata un’infanzia serena e gioiosa, la classica vita in un paese, quella in cui si va in bicicletta da soli, si va a scuola da soli e, quindi, già da allora ho cominciato a sperimentare la mia indipendenza e l’autonomia che poi sono stati sono dei valori portanti del mio carattere e della mia personalità. Ho vissuto sopra il supermercato fin da quando ero bambina e ricordo dei momenti fantastici di corse in mezzo agli scaffali, giocare con travestimenti, trucchi e vestiti -a quel tempo eravamo affiliati Upim-, il supermercato era per me davvero una sala giochi, di cui, già allora, apprezzavo la vivacità e la dinamicità e il contatto con tante persone. Ecco è stato quello che m’ha fatta innamorare fin da subito di questo mondo. Crescendo, avevo le idee già abbastanza chiare. Ricordo che alle scuole medie, raccontavo ai miei nonni, che un giorno sarei andata a studiare a Milano economia aziendale, ed è proprio quello che è stato. Sono partita per l’università per iniziare questo percorso che mi ha molto arricchito anche dal punto di vista personale, perché ho conosciuto delle persone speciali e ho imparato a cavarmela da sola, anche nei momenti difficili e dolorosi della mia storia familiare, ma sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo, a laurearmi e a iniziare un percorso che poi mi ha riportata in Sardegna. Per un anno, ho lavorato all’interno della mia azienda, affiancata da una società di consulenza, accompagnata dai manager e dai responsabili delle varie funzioni aziendali così da avere un’overview della realtà dell’azienda di famiglia. Poi, non contenta, ho deciso di ripartire, questa volta per Como, e di partecipare al primo master di ADM in Retail Distribution Management, per poi fare un’esperienza lavorativa da un socio Selex: per sei mesi ho lavorato nell’area marketing. È stato bellissimo poter visitare un’altra realtà familiare, in una regione molto diversa la mia -il benessere a Milano è ben diverso da quello della nostra Sardegna-. Un’esperienza che mi ha insegnato tanto. Dopodiché, sono tornata in Sardegna e così ho iniziato il mio percorso all’interno dell’area marketing, avevo 26 anni. Sia io, sia mio cugino Francesco, che oggi è vicepresidente dell’azienda, per anni siamo stati i “junior” e quindi passava il tempo, cinque, dieci anni e noi eravamo sempre junior... Dopo 15 anni, i miei zii e i miei genitori, ormai alla soglia dei 70 anni, continuavano a chiamarci junior; a questo punto con mio cugino abbiamo pensato che fosse davvero il momento di parlare con la famiglia e di iniziare il passaggio generazionale; è stato un momento davvero delicato e intenso dal punto di vista emotivo sia per noi giovani, che ci eravamo preparati per avere delle responsabilità, sia per chi aveva costruito e sviluppato l’azienda e doveva lasciare il testimone. Il Covid, nel nostro caso, è stato un acceleratore di un processo, ma nella mia esperienza sempre i momenti più difficili e dolorosi possono essere anche delle opportunità se vissuti con positività.

Un’amministratrice delegata donna non è così frequente nel food retail.
Sicuramente, e soprattutto in un’azienda familiare in Sardegna. Certo mi sono impegnata al massimo, con lo studio, preparandomi ogni giorno a questo momento, ma non è stato facile; anche nei momenti difficili di relazione bisogna combattere per riuscire a ritagliarsi il posto che si merita. Impegno e determinazione vincono sempre e lo dico anche alle giovani donne che spesso dubitano di farcela: non dubitate di voi stesse, la bravura vince contro gli stereotipi di qualsiasi tipo.

Chi è Superemme?
Ad oggi, abbiamo più di 50 punti di vendita tutti diretti e nei prossimi mesi ne inaugureremo altri tre insieme alla nuova sede al centro direzionale. Contiamo circa 1.200 collaboratori e abbiamo una quota di mercato nei supermercati che supera il 10%, mentre nel canale discount si aggira al 5%. Inoltre, per noi è il terzo anno del bilancio di sostenibilità su base volontaria: è una cosa di cui vado molto fiera perché ritengo che un’azienda come la nostra, in un territorio come il nostro, abbia il dovere di avere una crescita economica che sia sostenibile. Questo passa attraverso la realizzazione di punti di vendita che siano attenti all’ambiente e all’impatto che hanno sulla società e sul territorio. In questo senso, inaugureremo un nuovo supermercato e un discount, proprio a Dolianova dove abbiamo investito in tecnologie innovative a salvaguardia dell’ambiente: avremo una facciata ventilata, che consente di assorbire anidride carbonica e di rilasciare ossigeno, impianti fotovoltaici e altri strumenti di efficientamento energetico. Partiamo da Dolianova perché è lì che vogliamo iniziare a restituire parte di quello che abbiamo ricevuto. Un altro obiettivo per Superemme è quello di continuare a sviluppare e a far crescere le persone, perché è vero che noi siamo un’azienda familiare, ma sempre di più, all’interno della nostra realtà, lavorano manager che hanno sposato i nostri valori e sono appassionati di questo mondo. Infatti, un tema per noi importantissimo è quello della valorizzazione delle persone e dei talenti. Le nostre aziende devono passare dalla visione gerarchica e verticale a una visione orizzontale, in cui le responsabilità siano davvero condivise a tutti i livelli; per fare questo, è importante motivare le persone, investendo e continuando a farle crescere sia nella formazione tecnica sia nelle soft skills, quelle abilità di leadership di gestione dei conflitti e delle emozioni, leve che, se usate bene, creano un clima positivo: perchè persone motivate generano clienti soddisfatti. E questo non è sempre la nostra missione?

Hai citato più volte il forte legame che c’è tra Superemme e la Sardegna: come descriveresti il vostro territorio?
La Sardegna è un’isola e per molti anni siamo rimasti, nel bene o nel male, un po’ isolati, ma il mondo è cambiato e, ad oggi, siamo la prima regione in Italia per quota di discount, che si aggira intorno al 40%. L’attenzione al prezzo è sicuramente alta, ma per la Sardegna è forte anche il localismo e, per noi di Superemme, questo è da sempre un elemento fondante. Il nostro payoff è “Sardi come voi” perché siamo orgogliosi del nostro DNA e del valore che la nostra terra ha da offrire ai clienti. Infatti, da Superemme i prodotti locali, in alcune categorie, hanno una quota che supera il 25%. Infine, come azienda abbiamo il dovere e la responsabilità di prenderci cura di questo territorio e di lasciare qualcosa anche alle prossime generazioni. Lo facciamo e lo faremo attraverso punti di vendita sostenibili, prodotti di qualità e attenzione ai produttori locali.

Un’ultima domanda... i soci fondatori si stanno godendo la pensione?
Un imprenditore, un fondatore, non si allontanerà mai dalla sua azienda e noi li vogliamo qui, con noi, per due motivi: uno perché non vogliamo che si annoino e, quindi, li teniamo attivi; l’altro perché avere la fortuna di averli ancora in azienda, seppur over 70, con ancora tanta passione, energia e curiosità, è per noi fonte di ispirazione ed è anche un modo di evitare di fare degli errori importanti. Oggi, per noi sono dei mentori ed è bello che sia così. Per noi è importante che l’azienda di famiglia rimanga tale anche per le prossime generazioni. Il nostro compito è di custodire quanto è stato creato e restituirlo al meglio a chi verrà dopo di noi

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