La notizia è fresca, anzi freschissima: il nuovo assetto per Crai è stato definito. Dopo mesi di chiacchiere sui vari tabloid, è ufficiale: nasce una nuova azienda dal nome che è già un programma, Food 5.0 dedicata allo sviluppo della mdd capitanata da Roberto Comolli. Grégoire Kaufman sarà (da febbraio) il nuovo direttore generale di Crai e Mario La Viola prende il ruolo di direttore commerciale e sviluppo.
Aldilà del nuovo organigramma, molte le novità del gruppo, a raccontarcele il deus ex machina del progetto: l’amministratore delegato di Crai, Giangiacomo Ibba, in uno zoom fiume in cui abbiamo anche colto le parole di Mario La Viola e di Grégoire Kaufman.
E la prima domanda va subito a Giangiacomo Ibba: qual è la tua visione del futuro di Crai?
La visione è quella di cercare di rafforzare sempre di più la nostra azienda, continuando a lavorare, come abbiamo fatto negli anni precedenti, ma ancora con più forza sul nostro modello di business, che è il punto di vendita.
Oggi Crai fattura circa 2 miliardi di euro con mille imprenditori ed è composta da più di 1.500 negozi in tutta Italia; abbiamo avvertito, all’interno della nostra organizzazione, la necessità di dare forza e in modo molto determinato ai nostri punti di vendita, l’obiettivo è quello di creare un negozio sempre più distintivo, sempre più capace di generare vendite e profittabilità per i nostri imprenditori, senza perdere la capacità di vivere e interpretare il territorio, che è il nostro grande valore.
Quando, circa quattro mesi fa, mi è stato dato l’incarico di guidare questo percorso, ci è stato chiaro che non era più tempo di considerare la nostra sede di Milano come una centrale di servizi, come è stata per 50 anni, ma piuttosto come l’headquarter di un’azienda distributiva a modello federale, quindi con tanti imprenditori nella rete, nei territori. Crediamo che i soci, insieme al team di collaboratori e ai manager della sede, possano portare con forza il gruppo a risultati importanti. Questo è l’obiettivo.
Crai è un’insegna fortemente nota nel mercato italiano, la grande forza è nei nostri negozi e nei nostri imprenditori che, ogni giorno, vivono e lavorano nei punti di vendita. Negozi che oggi dobbiamo dotare di un modello distributivo che sia veramente capace di essere differente e più forte nel mercato.
Una bella sfida ma in fondo non è quanto ci diciamo sempre: il cliente al centro e il negozio distintivo...
È vero quello che dici, nella mission di Crai esisteva già la centralità del punto di vendita ma secondo me dobbiamo dare un’accelerata. Un’accelerazione che tolga i vecchi retaggi della distribuzione organizzata, dove la complessità della nostra diffusione è spesso stata un alibi: le organizzazioni possono invece unirsi realmente per fare sempre di più e di meglio.
Come sei arrivato a questa nuova organizzazione?
Partendo, come dicevo dalla rifocalizzazione sul punto di vendita, ho cercato, quindi, una persona che ci aiutasse a lavorare meglio sul negozio, che ci portasse expertise e una visione internazionale del mercato. Inizieremo da Milano, sede della nostra azienda e la piazza più evoluta e competitiva del Paese. Così quando ho incontrato Grégoire Kaufman ho pensato fosse la persona giusta. Così come Milano è e sarà il punto di partenza, perché credo sia importante che tutti gli uomini della sede vivano il negozio, per poi essere in grado di portare a terra con i nostri imprenditori tutti i progetti che introdurremo.
Parlando di imprenditori, passerei la parola a Mario La Viola: quale sarà il tuo nuovo ruolo?
Mario La Viola. Giangiacomo Ibba ci ha portato una visione molto ingaggiante. Lavorerò a stretto contatto con gli imprenditori Crai con i quali negli anni ho sviluppato un rapporto di fiducia. Noi siamo un gruppo molto grande e complesso e la fiducia è uno degli ingredienti principali, che stanno alla base di qualsiasi processo di sviluppo e cambiamento, il collante, per mettere a terra i progetti di cui parlava Giangiacomo e sarà nel mio ruolo quello di essere parte integrante di questo processo.
Riporterò direttamente a lui sull’area strategica dello sviluppo e della relazione con i Ce.Di., con l’obiettivo di mettere a terra e diffondere la nuova strategia aziendale. Un ruolo che è nelle mie corde e nel mio Dna. In più, in questo viaggio, ho ottimi compagni e ce la metteremo tutta.
Passiamo la parola a Grégoire Kaufman: quali le prime sfide che affronterai nel nuovo ruolo?
Grégoire Kaufman Sono felice di tornare nella distribuzione e in particolare in quella italiana e Crai rappresenta l’Italia nella sua capillarità, con un modello particolare di affiliati e soci che lo rende molto interessante. C’è spazio per l’implementazione di best practices che ho potuto osservare nel panorama internazionale.
Crai è un gruppo fatto prevalentemente da piccoli negozi, il mio primo obiettivo è studiare il format e renderlo più attrattivo, dando una ragione in più ai clienti di volerci tornare. Abbiamo già qualche idea che vedrete presto. In questi ultimi mesi, ho visitato i negozi, conosciuto gli imprenditori e li ho ascoltati per capire meglio le loro esigenze e i loro suggerimenti.
Torniamo a Giangiacomo Ibba: le persone per te sono importanti, basta guardare i tuoi punti di vendita... come questo si tradurrà nella nuova organizzazione?
Giangiacomo Ibba. Confermo le persone sono importanti, anche questo gruppo di lavoro, che ho creato con Mario, Roberto e Grégoire, si avvale certamente delle loro expertise ma ci vedo il cuore, e questo per me è importante, ancora di più di tutto il resto.
Sono delle belle persone ancora prima che abili professionisti e il cuore c’è in tutta l’organizzazione, non solo nelle figure apicali. Il cuore è importante anche per i clienti: nelle ultime ricerche che abbiamo fatto è emerso che proprio il fattore umano è il principale driver di spesa nei nostri negozi. Noi abbiamo una popolazione che supera le 18.000 persone, che lavorano ogni giorno dentro i negozi.
Queste persone andranno sempre più formate, sempre più portate a vestire la maglia Crai e vivere il negozio come se fosse loro e sentire prioritario il cliente e la relazione con esso. Per fare questo, dobbiamo aiutarli ad essere sempre più formati e informati, anche sugli aspetti tecnici e sugli aspetti professionali. E questo è un grande cantiere che in Crai c’è già e che rafforzeremo ulteriormente, perché sono davvero convinto che le persone siano al centro dei negozi. Credo moltissimo nelle persone di Crai: noi abbiamo già un livello di qualità elevato sia nell’organizzazione, sia nei nostri Ce.di., professionalità altissime che, messe a sistema e nel giusto modo, potranno dare forza al progetto aziendale che stiamo implementando.
Oggi con noi non c’è Roberto Comolli direttore generale della nuova unit dedicata al food: Food 5.0. Quali sono i suoi obiettivi?
Roberto Comolli avrà il compito di ripensare in chiave industriale la progettazione e realizzazione di tutte le linee dei prodotti a marchio del gruppo, oltre che dello sviluppo del format di negozio edlp. Conoscendolo, Roberto farà di tutto per migliorare la nostra marca privata, che non sarà certamente un’imitazione della marca industriale, ma a tutti gli effetti un altro elemento distintivo di Crai, coerente con quello che rappresentiamo in Italia e che vogliamo raccontare nel punto di vendita.
Per concludere...
Vogliamo creare un nuovo modello di retail alimentare, che si allontani dai classici meccanismi della distribuzione organizzata e non inciampi nel gigantismo della gdo.
Più simile a un’azienda che sappia e possa muoversi con progetti di largo respiro e che sia in grado, se lo vuole, di ricorrere a capitali altri, per ampliarsi e creare quell’unicità che non significa uniformità ma fare squadra su un progetto che sia in grado di rendere Crai riconoscibile ovunque si trovi, mantenendone l’anima locale e personale ma uscendo dai personalismi attraverso un progetto in cui tutti, imprenditori, manager, collaboratori di sede, dei Ce.Di. e di punto di vendita, si sentano coinvolti e ci mettano il cuore.
In fondo Crai lo dice da sempre noi siamo: “Nel cuore dell’Italia”.
Lavoreremo su un nuovo modello di business che parte dal cliente attraverso un ripensamento del punto di vendita e della proposta della marca Crai
food 5.0: progettare prodotti mdd unici e format edlpUn modello di business innovativo, in Italia ancora poco diffuso (al contrario di quanto succede all’estero), che intende cambiare il paradigma oggi seguito da retailer nella progettazione di un prodotto a marchio. Questa è la sfida che intende affrontare Food 5.0, guidata da Roberto Comolli come direttore generale. “Noi pensiamo che le mdd non debbano essere semplicemente referenze ben realizzate da aziende di marca o di nicchia, sulla base di generiche indicazioni dei retailer, che le differenziano per fascia di prezzo e le vestono secondo i criteri di ogni singola catena. Noi abbiamo un altro concetto: ci consideriamo a tutti gli effetti una divisione industriale, che, anche all’interno di un gruppo distributivo, svolge il suo ruolo primario di inventare una nuova ricetta. Solo dopo si va a cercare quel fornitore in grado di realizzarla in concreto, sulla base delle nostre indicazioni relative a materie prime, ingredienti, aromi, ecc.”. Una strada ambiziosa, ma anche complessa da seguire ... Quale rapporto instaurate con i produttori? Un modo di pensare che applicherete anche alla definizione di format edlp? |