L'emergenza sanitaria ha impattato in maniera estremamente significativa sul settore della cosmetica, determinando una rimodulazione delle dinamiche di mercato.
Il Centro Studi di Cosmetica Italia stima che, per la fine dell'anno, il fatturato globale del comparto cosmetico subirà una contrazione dell’11,6%, per un valore di 10,5 miliardi di euro. A condizionare questo risultato è il mercato interno (-9,3%), ma soprattutto l’export, che segna un calo del -15%.
Il confronto tra la bilancia commerciale del primo semestre 2020 e quella dell’analogo periodo 2019 registra una variazione negativa di 311 milioni di euro.
Guardando all’andamento dei canali di vendita, emerge chiaramente come la pandemia abbia mutato le abitudini di consumo degli italiani nel mondo cosmetico. L’eCommerce è il solo canale che registra un andamento positivo, con una crescita stimata del +35% a fine 2020. Il canale farmacia dovrebbe chiudere l’anno in calo di due punti percentuali. Il mass market, seppur con una lieve contrazione dell’1,7%, continua a coprire oltre il 40% del mercato cosmetico.
Viene sorpassata la profumeria, che vede ulteriormente indebolita la propria tenuta a seguito della crisi sanitaria (-24% rispetto al 2019), analogamente ai canali professionali che scontano le chiusure forzate di circa tre mesi: le previsioni di chiusura anno per l’acconciatura professionale indicano un -29%, mentre per l’estetica si stima un -28,3%.
Il calo delle frequentazioni pesa anche sul canale erboristeria (-25%) e sulle vendite dirette porta a porta e per corrispondenza (-30%).
"Nel leggere questi dati caratterizzati da segno negativo dobbiamo innanzitutto comprendere le difficoltà che le nostre aziende hanno affrontato: dal lockdown alla chiusura di molti negozi, dalle tensioni sui mercati esteri e nel reperire le materie prime al cambiamento delle abitudini di acquisto – commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia – Queste stime, più contenute di quanto ci saremmo aspettati solo pochi mesi fa, testimoniano inoltre la capacità di reazione del settore che, in un contesto di crisi, dà prova di solidità, capacità imprenditoriale e resilienza. Un atteggiamento dimostrato anche dagli investimenti in ricerca e innovazione che continuano a rappresentare il 6% del fatturato, il doppio della media nazionale".