Regina tra i mercati in rapido sviluppo, la Cina punta nel 2030 a superare le crescite combinate di USA ed Europa. Senza considerare l'effetto pandemia, i mercati emergenti hanno mostrato negli anni un aumento del tasso di crescita tra il 4% e il 7%, significativamente superiore a quelli tradizionali, che si assestano in media al 2%. Poi c’è da considerare l’effetto COVID-19: il mercato cinese ha dimostrato una resilienza ed una capacità di ripresa oltre le aspettative. Nell’ultimo trimestre ha registrato infatti un rimbalzo del PIL del + 4,9%, in assoluta controtendenza con i mercati occidentali, con prospettive per il 2021 ancora più positive: quasi il 10% di crescita.
Con una quota del 2,7% il colosso asiatico rappresenta ancora solo la nona destinazione per l’export italiano. Oltre che a valutare i valori complessivi dell’interscambio, è opportuno osservare l’andamento delle quote italiane nelle principali voci di esportazioni verso questa regione.
Nel settore alimentare, con 400 milioni di consumatori in target ci sono grandi opportunità: ad esempio, l'Italia è attualmente il secondo fornitore europeo di formaggi, un prodotto che può crescere significativamente lavorando su alcuni aspetti culturali, in quanto non ancora realmente presente nella dieta locale e percepito come alimento povero. In Cina dopo il lockdown è ripartito lo shopping del lusso: i marchi italiani sono in cima alle preferenze. I clienti cinesi costituiranno la metà del mercato del lusso entro il 2025. A ottobre in una sola settimana sono stati spesi 200 miliardi di euro in acquisti, ristoranti e hotel, +4,9% rispetto al 2019. A fine 2020 la Cina sarà l’unico Paese a riportare una crescita su base annua del mercato del lusso, stimata in aumento del 44% sotto la spinta dei consumi interni e dell'impossibilità viaggiare.
A seguito della pandemia e dell’evolversi delle relazioni con gli Stati Uniti, Pechino ha ripreso e accelerato alcune delle tendenze già in atto. In particolare, in un contesto di incertezza globale, l’attenzione dei nuovi piani del Paese è rivolta al potenziamento dell’economia interna per ridurre la dipendenza dall’esterno.
È finita l’era della Cina come grande fabbrica del mondo. Il governo sta spingendo lo sviluppo del mercato interno investendo in quei settori che contano oggi e nel prossimo futuro: consumi rivolti alla crescente classe media, mobilità, tecnologie avanzate, data center, intelligenza artificiale, energia e infrastrutture. Con una strategia mirata, anche le imprese italiane possono cogliere grandi opportunità nei settori di investimento strategico nazionale di questo mercato.
In questo contesto socio-economico in mutazione le aziende devono adottare nuovi approcci: le vecchie strategie, come trovare un buon distributore in Cina, magari in Joint Venture, non sono la strada per sviluppare uno dei mercati più importanti per il prossimo decennio.
Ogni azienda dovrebbe avere un capitolo della propria strategia 2030 dedicato alla Cina. Ma per aver successo in un mercato sempre più sofisticato e che punta al consumo interno bisogna avere un approccio China for China, sviluppando e proponendo in Cina i prodotti più innovativi.
A mo' di esempio, Porsche ha scelto proprio questo mercato per lanciare una piattaforma di intelligenza artificiale a supporto della rete di distribuzione che è in grado di prevedere quali configurazioni di auto sono più attrattive per il cliente, con l’obiettivo di avere disponibili in concessionario dei prodotti più in linea con i gusti locali.
Inoltre, è necessario iniziare a ripensare la propria offerta come un ecosistema di prodotti e servizi, mettendo al centro il cliente. Attraverso l’ecosistema si mette in contatto la propria proposizione di valore con quella di altri partner, con la finalità di poter rispondere a bisogni sempre più complessi e di far rimanere il consumatore all’interno della propria offerta, generando un’esperienza unica.
Infine, perché la strategia nel mercato cinese sia di successo, è necessario lavorare sulla qualità dell’organizzazione e sulla capacità dell’azienda di attrarre talenti locali. Una volta i giovani laureandi cinesi sognavano di lavorare per una grande multinazionale straniera, ma ora ci sono le aziende cinesi (Alibaba, Tencent, Huawei, Baidu, tra le altre) nei sogni dei giovani talenti.
La trasformazione cinese è già in atto, ed è il momento per le aziende italiane di adattare con agilità la propria strategia per cogliere le opportunità che il più grande mercato in crescita del mondo ci può dare.