Coop Italia. Sarà un anno importante

Coinvolgere le persone in azioni positive per la salvaguardia dell’ambiente, la tutela della salute e della sicurezza ambientale, l’etica del lavoro: su questi valori, declinati in comunicazione, assortimenti, iniziative commerciali, si basano le strategie del prossimo futuro in maniera più evidente rispetto al passato (da Mark Up n. 285)

Coniugare qualità dei prodotti, salvaguardia dell’ambiente, attenzione al prezzo, con attività commerciali coerenti con i propri valori: queste alcune delle sfide oggi di Coop, secondo Marco Pedroni, presidente di Coop Italia.

Le parole chiave di Coop per il 2020.

“Una buona spesa può cambiare il mondo”. Non è solo lo slogan della nostra pubblicità, ma una strategia di impresa che punta a coinvolgere le persone in azioni positive. Una call to action che chiede ai consumatori di scegliere. Noi puntiamo sulla doppia convenienza: quella per te e quella per la comunità e per l’ambiente che ti circonda. Il nostro Prodotto Coop è campione di questa strategia. Sul piano interno le parole chiave sono il rafforzamento dell’unità di azione del movimento delle cooperative di consumatori, che si manifesterà, nel corso dell’anno, in attività più forti e più e meglio comunicate a livello sia commerciale sia di fidelizzazione.

Come andrà il mercato?

Non sono ottimista; nella domanda del largo consumo si è già vista una frenata quest’anno e nel 2020 non ci saranno recuperi significativi.

Cosa serve per rilanciare i consumi?

Ci auguriamo stabilità di governo e una politica fiscale espansiva che può essere fatta solo con meccanismi redistributivi a favore dei redditi bassi e medi. È importante disinnescare le clausole di salvaguardia che prevederebbero aumenti dell’Iva fino al 3%; sarebbe un colpo molto duro per i consumi, oltre che ingiusto per le famiglie meno abbienti.

L’Italia ha bisogno di ridurre la pressione fiscale sul lavoro e di intensificare le misure contro l’evasione. Sarebbe un errore introdurre nuove tasse su plastica e bevande gassate; serve invece incentivare l’economia circolare e investire sull’educazione ai consumi, non sui divieti.

Oggi siete il secondo gruppo retail nazionale: come recuperare la leadership?

Per ora siamo ancora il primo gruppo nazionale anche in termini di volumi: vedremo quando l’operazione di Conad su Auchan sarà definita e completata. Abbiamo augurato per primi a loro buon lavoro per il compito complesso e importante che gli spetta. Detto questo, le cooperative di consumatori sono state per oltre 30 anni leader nelle quote di mercato e sono ancora oggi leader di innovazione commerciale e valoriale. La competizione è un bene utile, l’importante è che sia sana e nell’interesse dei consumatori. E a Coop le sfide positive sono gradite. Più che il tema Conad-Auchan, riteniamo preoccupante la ricerca ossessiva del prezzo più basso in assoluto soprattutto da parte di alcuni competitor. Una ricerca che sposta l’attenzione, impedendo di concentrarsi sul reale costo del cibo, su cosa nasconde un prezzo troppo basso, su chi paga quello che non paghi tu. Noi continuiamo a lavorare su una traiettoria diversa che non deroga dall’obbligo di produrre e distribuire cibo di buona qualità a prezzi equi. In questo senso vogliamo continuare a essere leader.

Parliamo delle strategie di comunicazione del prossimo anno. Il 2020 sarà un anno importante: proseguiremo con la nuova campagna e la collegheremo ad azioni sul versante sia valoriale sia commerciale così come ad attività e piani comuni delle cooperative tutto l’anno. Stiamo promuovendo l’agricoltura di precisione e rilanciando la strategia di riduzione dei pesticidi avviata 26 anni fa con la raccolta di firme “Disarmiamo i pesticidi”; inoltre, con la progressiva eliminazione di 4 molecole controverse (tra cui il glifosato), continuiamo a puntare su allevamenti di nuova generazione per migliorare gli standard del benessere animale, oltre a lavorare con rinnovato impegno sulla riduzione della plastica, il suo riciclo.

Centrali e supercentrali europee: hanno ancora un ruolo oggi?

Certo, nell’organizzare lo scambio commerciale tra grandi imprese e rendere migliori le attività verso i consumatori. In Coopernic, la nostra partnership europea, trattiamo con grandi imprese multinazionali con rapporti di forza non certo squilibrati a nostro favore. Si tratta di un’attività preliminare e a monte della contrattazione nazionale, per rendere più efficiente il processo. Che alcune grandi imprese non gradiscano questo confronto tra pari è evidente. Infatti, è in corso un attacco della grande industria verso la distribuzione su scala europea che, tra i suoi obiettivi, ha proprio le centrali; si cerca di attribuire al retail molte colpe che il retail non ha, usando l’argomento della protezione degli agricoltori che, in realtà, andrebbero protetti dalla grande industria di trasformazione, il primo buyer dei prodotti agricoli. Non intendo difendere tutta la distribuzione e le centrali; in Coopernic si sviluppano relazioni con circa 100 grandi imprese produttrici che operano a livello europeo: giganti spesso ben più grandi di Coop che, anche quando non lo sono, detengono quote di mercato nei loro settori di gran lunga dominanti. Nulla di male, ma il confronto tra distributore e produttore a questo livello è giusto che sia organizzato. Su scala nazionale, dopo anni di collaborazione con altre insegne, abbiamo deciso di operare da soli: siamo più efficaci e diretti e garantiamo un buon servizio alle nostre associate.

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