Abbiamo dedicato un articolo a parte, focalizzato sui due presidenti di Confindustria e Confcommercio (Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli). Ora proseguiamo pubblicando alcuni dati di spicco per significatività economica presentati nel corso del convegno Angaisa, l'associazione di riferimento a livello nazionale per il mercato idrotermosanitario.
La recessione ha spostato le lancette indietro di dieci anni
La crisi che dura dal 2008 è costata 2,46 miliardi alle imprese del settore idrotermosanitario (ITS), tornate indietro di 10 anni in termini di fatturati, ridottisi oggi ai livelli 2004. Segnali positivi arrivano però dall’edilizia di recupero e dalle attività di qualificazione (+9,8% vs 2007).
Il messaggio lanciato in occasione del XVII convegno biennale di Angaisa (Associazione nazionale commercianti articoli idrosanitari, climatizzazione, pavimenti, rivestimenti ed arredobagno) è quindi parzialmente positivo. “A soffrire sono state le realtà più piccole - commenta Mauro Odorisio, Presidente Angaisa - Sotto i 13 milioni di fatturato solo un terzo delle imprese riesce a crescere. Le medio-grandi esprimono un migliore ritorno sulle vendite. Negli ultimi anni il Nord-Ovest e l’Area Romana sono andate piuttosto bene, più in difficoltà il resto dell’Italia”.
A valori correnti, si è perso il 19% del mercato del 2007, quando i fatturati delle imprese ITS valevano 13,15 miliardi (netto Iva). Nel 2014 si è scesi a 10,69 miliardi (-2,46). Si stima che i distributori all’ingrosso e rivenditori al dettaglio di prodotti idrotermosanitari nel 2014 fossero 10.753.
I dati emergono da un’analisi Cresme su diverse fonti, fra cui l’Osservatorio bilanci della distribuzione idrotermosanitaria Angaisa, presentata ieri alla platea di oltre 300 operatori del settore.
Edilizia: investimenti dimezzati dal 2007 al 2014
Nel periodo 2007-2014 gli investimenti in edilizia di nuova costruzione si sono dimezzati (-54,2%). Diverso l'andamento delle riqualificazioni, che nello stesso periodo sono cresciute del 9,8%.
“L’analisi storica mostra la doppia natura della crisi che abbiamo attraversato: il calo del 2007-2009, il rimbalzo 2010-2011 e poi il nuovo tonfo nel biennio 2012-2014, con il 2014 che per l’ITS è stato peggiore del 2013” spiega Lorenzo Bellicini, direttore Cresme, ricordando che nel 2013, soprattutto nell’ultima parte dell’anno, “gli incentivi fiscali hanno trainato la qualificazione”.
Analogie nel gap fra le tendenze del nuovo e del ristrutturato emergono osservano specifici segmenti di mercato e in particolare le variazioni del venduto (nuovo e ristrutturazione) tra 2007 e 2014: 175.968 mq di pavimenti (-28,12% rispetto al 2007), 54.141 mq di rivestimenti (-21,35%), 8.599.616 di sanitari (vs 11.374.551, -24,39%), 8.654.723 di rubinetti (vs 10.184.119, -15%), 1.306.509 di impianti termici (vs 1.472.392, -11,26%).
Il trend è positivo invece se si osservano le ristrutturazioni residenziali: pavimenti +3,64% (da 95.493 mq del 2007 a 98.972 mq del 2014), rivestimenti +3,54% (da 40.253 mq a 41.680 mq), sanitari +3,62% (da 5.720.980 pezzi a 5.928.125), rubinetti +3,55% (da 6.463.311 pezzi a 6.693.061).
"I bonus vanno stabilizzati ed estesi"
Ai volumi legati al mercato del rinnovo residenziale hanno certamente giovato gli incentivi fiscali. “In questo senso, siamo in piena sintonia con il ministro Graziano Delrio quando afferma che i bonus edilizi funzionano, e vanno stabilizzati ed estesi” aggiunge Odorisio.
Dall’osservatorio privilegiato della filiera, i distributori ITS scommettono sulle competenze e la professionalità degli addetti e su un ruolo ancor più centrale delle ristrutturazioni nell’economia che verrà. "Il nostro patrimonio immobiliare ha bisogno di manutenzione sia ordinaria sia straordinaria -aggiunge Odorisio - in particolare proprio per quanto riguarda l’impiantistica, che necessita di ammodernamenti per essere più efficiente e sostenibile. Basti pensare all’edilizia scolastica”.
Nonostante una coda negativa registrata a gennaio 2015 (-4,29% rispetto a gennaio 2014), le stime invitano a un cauto ottimismo e per il 2015 si prevede una crescita inferiore all’1%. L'economia italiana dovrebbe spiccare il volo nel 2016 (+2,5%) e nel 2017 (3%).