Confimprese rafforza la sua base. Nel 2021 sono entrati 17 nuovi associati che rappresentano 23 insegne, 1.462 punti di vendita totali, di cui 484 diretti e 978 in franchising, per un fatturato complessivo di 5,3 miliardi di euro. Questi alcuni dei dati chiave emersi nel corso dell’assemblea annuale di Confimprese -tenutasi nel Castello di Tolcinasco- alla presenza dei vertici delle oltre 350 insegne aderenti.
I nuovi associati, in ordine alfabetico: Acbc, Bobble Bobble, Circuito Made in Italy, Gavinvest (Store House),Grancasa, Gruppo Ten (California Bakery, Ristorante Ten, Pasticceria Svizzera), Kpet (piattaforma digitale di petcare), Mara Desideri, Mascheroni Sportswear, Nhood, Nuna Lie, Sforzin Illuminazione, Takko Fashion, Uci (Uci Cinemas, Uci Luxe), Wind 3 (Wind 3 Business, Very Mobile), Yoyogurt, Galileo (Satur)
"La pandemia ha accentuato il ruolo dell’associazione nel farsi garante presso le istituzioni delle richieste da parte delle aziende su molteplici criticità del settore –spiega Mario Resca, presidente Confimprese–. Il retail, messo in ginocchio da oltre due anni di pandemia e poco considerato dai ristori del Governo, sta vivendo un’altra fase preoccupante a causa dello scenario internazionale ed è sottoposto alla pressione inflazionistica sui prezzi delle materie prime, dell'energia, dei trasporti e dei prodotti di rivendita".
Il 2021, secondo l’Osservatorio permanente sui consumi Confimprese, ha chiuso in flessione del -23% sul 2019, anno pre-pandemia. Aprile 2022 mostra segni più incoraggianti rispetto ai mesi precedenti con -9% vs aprile 2019, mostrando una prima inversione di tendenza rispetto al -18% del primo trimestre. Raggiunti i livelli pre-pandemia nel retail non food, che registra ad aprile +4,9% e nella ristorazione +0,9%. Per la ristorazione è il primo mese con il segno + da oltre 24 mesi. Nessun segnale di ripresa per abbigliamento-accessori, in flessione del -20,1% e -28,1% nel progressivo.
"È difficile fare previsioni a fronte di uno scenario internazionale dominato dall’incertezza -conclude Resca-. Le aziende si trovano nella morsa fra consumi in forte calo, senza prospettive di recupero a breve, e costi che stanno già aumentando in maniera incontrollata. È probabile che avremo un vero consolidamento dei consumi solo alla fine del 2023".