Lo scoppio della pandemia aveva visto un’adozione in massa di amici a quattro zampe, complice il desiderio di combattere la solitudine o quanto meno il maggior tempo a disposizione da trascorrere in ambiente domestico. Invece, ora che molte aziende stanno facendo marcia indietro in tema di smart working, si pone la necessità di non soffrire (e far soffrire) troppo il distacco, con i dispositivi tecnologici che possono risultare di supporto in tal senso.
Il boom con la pandemia
Tra la primavera del 2020 e l’autunno del 2021 una famiglia statunitense su cinque aveva accolto un gatto o un cane nell’ambiente domestico. In Italia il boom è stato ancora più consistente, dato che un’indagine svolta da YouGov ha stimato in una casa italiana su quattro la presenza di animali domestici a partire dalla pandemia. Con il 39% di chi ha fornito questa indicazione che ha dichiarato di aver cercato la compagnia di un animale domestico per alleviare la solitudine in quel periodo e il 37% che ha riflettuto sul fatto che trascorrere più tempo a casa o lavorare da casa avrebbe reso più semplice la gestione dell'amico a quattro zampe. In sostanza, per anni i pet hanno ricevuto compagnia e assistenza continuativa da quanti lavoravano da casa, ma da qualche mese la tendenza delle aziende verso lo smart working ha cominciato a invertirsi. Il fenomeno è evidente soprattutto tra le corporation americane, che erano state le prime a sposare il lavoro agile, ma qualche segnale è evidente anche in Italia.
I dubbi delle Pmi
Secondo l’osservatorio a tema curato dal Politecnico di Milano, nel 2024 vi sono stati circa 3,55 milioni di lavoratori agili nella Penisola, un dato leggermente inferiore (-0,8%) al 2023, ma a fronte di profonde differenze. Mentre il ricorso a questa modalità si consolida e cresce nelle grandi e nelle microimprese, soprattutto startup, tra le Pmi si assiste a una pressione crescente per il ritorno al lavoro in presenza.
Uno scenario del tutto nuovo per gli animali domestici che in questi anni sono stati curati, e in alcuni casi viziati, da chi oggi è richiamato in ufficio, almeno per una parte della settimana. Tutto questo mentre l’iperinflazione del biennio 2021-2023 ha fatto impennare i costi dei servizi di pet-sitting, precludendo anche quella possibilità. Addirittura, segnala il Financial Times in un recente approfondimento, negli Stati Uniti si è diffuso il fenomeno identificato come “debito da animali domestici”, in cui i lavoratori lottano per mantenere i loro fedeli compagni (o equivalenti di bambini, come li ha recentemente descritti l'82% dei proprietari di amici a quattro zampe intervistati dalla società di sondaggi Harris), ricorrendo ai prestiti sempre più elevati per fronteggiare i costi relativi all’alimentazione e alla salute.
Pet care, un mercato ricco
La cura degli animali domestici è un settore in forte espansione: secondo Bloomberg vale 320 miliardi di dollari all'anno in tutto il mondo e dovrebbe crescere fino a raggiungere i 500 miliardi di dollari entro il 2030.
È in questa cornice che si inquadrano le novità tecnologiche che puntano ad alleviare il peso di questi costi. Come Necto, un dispositivo da 179 euro che funziona tramite 5G per monitorare temperatura e umidità quando un animale domestico viene lasciato in macchina, o Minitailz, la risposta canina a un Fitbit, che monitora il sonno, l'attività cardiaca e polmonare per 99 euro. HomeRunPet ha lanciato la sua scatola per asciugatrice Drybo due anni fa: i cani umidi possono essere posizionati all'interno della scatola simile a uno scanner e asciugati in loco con il phon, con modelli a partire da 600 euro. La startup britannica Moggie sostiene che il suo hub da 149 dollari e il suo sistema di tracciamento, indossato su un collare, possono aiutare i proprietari di gatti a scoprire l'80% delle malattie tramite cambiamenti comportamentali piuttosto che sintomi. Inoltre il dispositivo fa ricorso all'intelligenza artificiale per interpretare questi dati in riepiloghi settimanali e consigli sulla salute personalizzati.
La statunitense Petlibro produce eleganti mangiatoie automatiche e fontanelle per l'acqua che possono prendersi cura del gatto o del cane quando il padrone non ha tempo a sufficienza. L'azienda è cresciuta rapidamente da quando – nel 2020 - ha lanciato il primo dei suoi dispositivi di alimentazione a distanza. Il modello più popolare di Petlibro è la serie Granary, che distribuisce cibo secco fino a sei volte al giorno, con opzioni per controlli remoti tramite app e persino un monitor con telecamera, al costo di 150 dollari. Tra il 70 e l'80 percento dei suoi clienti è proprietario di gatti, dato che è complicato creare distributori di cibo con una capacità sufficiente per i pasti più grandi che consumano gli amici a quattro zampe.
Relazione sempre più antropomorfizzata
Sembra esserci una contraddizione al centro del recente boom della cura degli animali domestici. Kristen Boesel, analista indipendente di Chicago, afferma che questi nuovi prodotti incarnano la relazione sempre più antropomorfizzata tra proprietario e animale domestico. Ma il ritorno alle normali condizioni pre-pandemia, e non solo per quanto riguarda le pratiche lavorative, spinge i proprietari di animali domestici in una direzione diversa. Il successo di alcuni dei dispositivi citati sembra indicare che il ritorno a pieno regime alla vita sociale non sta in alcun modo limitando l’attenzione verso la pet care.