Gli italiani spendono il 16% in più rispetto al 2021 per il settore del largo consumo confezionato, ma con volumi in calo (un trend che destinato a continuare nel 2024, con una contrazione prevista del 6,3% sul 2023). Lo mette nero su bianco la ricerca dedicata alla valorizzazione della micro-territorialità per supportare il futuro delle aziende e soddisfare i bisogni dei consumatori, presentata da Stefano Cini, Head of Consumer & GeoMkt Intelligence di NielsenIQ in occasione della 23esima edizione del Forum retail organizzato da Ikn Italy. Cini commenta come “la variabile principale che avrà il maggior impatto nella gestione presente e futura delle aziende del retail sarà l’evoluzione del comportamento dei consumatori. Ecco perché la segmentazione tradizionale basata su elementi geografici come aree, regioni e province o le metrature dei canali distributivi come iper, super o discount non è più sufficiente per spiegare le dinamiche del largo consumo confezionato. Diventa quindi fondamentale adottare una nuova visione che valorizzi le segmentazioni micro-territoriali e le caratteristiche degli acquirenti”.
Il tutto in un quadro di difficoltà
Una famiglia italiana su quattro fa fatica. Le cause? Economia in rallentamento e potere d’acquisto in diminuzione. In questo quadro, l’attenzione dei consumatori si concentra su scelte strategiche contro il carovita. Più attenzione alla selezione dei prodotti, tenendo conto del luogo dove fare acquisti. Italiani in cerca di convenienza, comprano solo l’indispensabile, riducendo gli sprechi. Le famiglie sono meno fedeli all’insegna ma non alla marca del distributore. Inoltre vanno sempre più spesso a fare la spesa (comprando e spendendo meno).