Perché le aziende pharma italiane possano implementare la propria capacità di creazione di valore, sono due le sfide principali da affrontare: quella della scala e quella dell’innovazione. A sostenerlo è la società di consulenza Boston Consulting Group, nel corso di una conferenza stampa sul tema del futuro dell’healthcare italiano.
I player nazionali - spiega BCG - si trovano a competere in un mercato globale, partendo da una situazione di svantaggio dimensionale. Oggi il fatturato complessivo delle prime tre aziende farmaceutiche italiane arriva a 7 miliardi di euro. Lo stesso valore, in Francia o in Germania, è intorno ai 40 miliardi di euro. Per innovare è necessario investire in ricerca ma, nel farmaceutico, gli investimenti in R&S ad oggi in Italia si fermano al 5% del valore totale della produzione, mentre in Francia e Germania questo valore si attesta rispettivamente intorno al 9% e al 12% del fatturato.
Per far uscire dallo stallo le aziende italiane, la società di consulenza individua tre azioni:
- scegliere dei campi in cui il gap dimensionale non rappresenti una barriera al successo, come per esempio l’ambito delle malattie rare.
- perseguire l’internazionalizzazione come mezzo per crescere rapidamente e raggiungere una scala maggiore. Negli Stati Uniti il prezzo dei farmaci resta circa in media di quattro volte superiore a quello dei Paesi europei e di quelli in via di sviluppo.
- fare leva sulle discontinuità portata dal Covid-19 per adottare modelli commerciali innovativi puntando sul digitale. L’emergenza sanitaria ha acuito il drastico calo delle visite face to face, a fronte dell’aumento delle conversazioni via email, delle telefonate, dei webinar e di tutti gli altri strumenti di interazione da remoto.
Giocare bene questa partita, secondo BCG, potrà consentire di sbloccare la crescita, anche dimensionale, delle aziende italiane.
Boston Consulting Group ipotizza che, se tutte le top 10 PharmaCos italiane nei prossimi dieci anni riuscissero a incrementare il proprio fatturato annuale ad un tasso analogo a quello delle top performer (8-9%), i ricavi target complessivi potrebbero salire da circa 18 miliardi a quasi 30 miliardi di euro. A ciò farebbe seguito la creazione di circa 25.000 posti di lavoro, ipotizzando il mantenimento di un rapporto dipendenti/fatturato simile a quello attuale.