Come arginare il fenomeno del Quiet Quitting

Per un'azienda attirare talenti è sempre più importante ma, ancor di più trattenerli. La strada per diventare un employer branding secondo Nextopp

Attirare talenti non basta: occorre anche trattenerli. In tale contesto sono rilevanti le esperienze sul campo delle società di recruiting. Recentemente Nextopp, (player nel digital recrutment) ha elaborato dei consigli per arginare il fenomeno del Quiet Quitting, già in fase di colloquio con i candidati, partendo dal dato del “State of the global workplace 2022” di Gallup che afferma che in Europa solo il 14% dei dipendenti è davvero coinvolto nel proprio lavoro. Secondo Nextopp, si parte già dalla scrittura del job profile richiesto, in cui è necessaria un’assoluta trasparenza e completezza delle attività che verranno svolte dal candidato. Serve, poi, far conoscere il team al candidato: in fase di colloquio, è essenziale che il candidato conosca il manager e il team per evitare difficoltà nella prima integrazione con i futuri colleghi. Il tutto, cercando di valorizzare al massimo le skill del candidato al fine di farlo sentire apprezzato, evitando quelle tecniche di colloquio sottopressione, che potrebbero – specialmente se non esplicitate – compromettere del tutto un qualsiasi seguito di relazione lavorativa, oltre che impattare sulla reputation dell’azienda stessa che cerca candidati.

Il concetto di Employer branding

Oggi il mercato del lavoro è molto complesso, soprattutto nelle dinamiche relazionali. Secondo gli esperti, un’azienda deve farsi percepire dai candidati come “desiderabile”. Tutto questo ricade sotto la definizione di employer branding.

In particolare, secondo Nextopp, è necessario porre attenzione ad aspetti chiave come:

  • Personal branding: curare e sviluppare il personal branding delle figure che si occupano di recruiting è essenziale per aumentare l’attrattività dell’azienda e trovare più talenti. La comunicazione di un’azienda in ottica di attrarre talenti non può più prescindere dalle persone interne all’azienda;
  • Evitare qualsiasi tipo di washing: le aziende, nell’impostare strategie di comunicazione che sposino cause ambientali e sociali, dovranno stare sempre più attente a evitare di utilizzarle esclusivamente con finalità commerciali e di marketing, ovvero cadendo nei cosiddetti casi di “washing” (pink washing, green washing, rainbow washing ecc.);
  • Coltivare la relazione con chi ricerca lavoro: la creazione di una relazione di fiducia con il candidato parte già dal digitale. Creare contenuti utili per chi ricerca lavoro e gestire, durante la fase di selezione, un’esperienza candidate- friendly saranno sempre più delle strategie fondamentali per ricevere maggiori candidature e costruire una reputazione solida tra i lavoratori italiani. Se si sceglie di affidarsi a società esterne per il recruiting, è importante che anche queste abbiano competenze di employer branding.

Infine, come dicevano gli antichi, l'esperienza fa testo. Dal rapporto con i candidati in fase di recruitment le aziende possono imparare, traendo degli insight per migliorare il proprio employer branding.

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