Il Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) ha presentato due ricorsi ai Tar delle Regioni Lombardia e Piemonte contro la decisione delle medesime di chiudere i centri commerciali nei fine settimana. I ricorsi promossi dall’Associazione sono stati sottoscritti da operatori che rappresentano 120 strutture associate presenti in Lombardia e Piemonte, che contano un totale di 5.263 attività e 98.407 occupati, di cui 73.793 diretti.
Secondo Cncc le chiusure dei centri commerciali nei fine settimana sono ingiustificate, perché decise senza un confronto preventivo con il settore e "senza considerare -prosegue il comunicato Cncc- che i centri commerciali non solo hanno sempre rispettato i protocolli emanati dal Governo e dalle Regioni, ma hanno anche elaborato, volontariamente con l’ausilio di esperti, protocolli specifici ancora più stringenti per garantire un livello di sicurezza molto elevato sia per il pubblico che per il personale delle strutture commerciali, procedure che hanno fatto sì che non si verificasse su tutto il territorio nazionale, alcun focolaio all’interno dei centri commerciali".
Le ordinanze imposte da Regione Lombardia e Regione Piemonte hanno finito per generare un drastico calo degli ingressi giornalieri e aggraveranno ulteriormente l’attività delle strutture, perché accrescono i timori sulla reale sicurezza dei centri commerciali, generando un impatto negativo anche sugli afflussi e sulle vendite nei giorni infrasettimanali e vanificando gli ingenti investimenti e gli sforzi compiuti finora per garantire la tutela di clienti e lavoratori che operano in questi luoghi.
Ricordiamo che nel solo weekend si registrano introiti pari al 30% del fatturato settimanale.
"Il settore del commercio, pilastro portante dell’economia, continua a scontare i gravissimi danni derivanti dalle chiusure obbligate dei mesi scorsi -aggiunge Cncc- e ad essere sottoposto a severe limitazioni regionali che, oltre ad aggravare l’attuale condizione del settore rendono ancora più difficile la sua ripresa, incrementando la disparità di trattamento rispetto sia al commercio on line, già favorito dai vantaggi derivanti da diverse condizioni fiscali, che ad altri settori, come dimostra l’esclusione stessa dei centri commerciali dai fondi emanati dal decreto legge Ristori".