In merito alla proposta sulla chiusura degli esercizi commerciali per un numero di sei festività all’anno (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, 1° maggio, Ferragosto) Roberto Zoia, presidente Cncc-Consiglio nazionale dei centri commerciali, commenta: “Preoccupa dover constatare come questa proposta tenga in considerazione solo alcuni degli effetti che una simile decisione può comportare, senza soffermarsi sulle esigenze dei consumatori, gli interessi delle imprese e le implicazioni sociali ed economiche. L’industria dei centri commerciali, infatti, genera un impatto, in termini di occupazione, di quasi 750 mila addetti, tra personale diretto e indiretto, che vanno assolutamente tutelati garantendo il lavoro, non diminuendolo. Senza contare che è proprio nei giorni festivi che registriamo il flusso più elevato di presenze, che contribuisce in modo determinante alla sostenibilità economica degli operatori. Infine, riteniamo che questa iniziativa creerebbe ulteriori asimmetrie competitive tra commercio fisico e le piattaforme di e-commerce, che già possono operare tutti i giorni dell’anno e 24 ore su 24”.
Silvio Giovine, della Commissione attività produttive, ha scritto una proposta presentata alla Camera dal capogruppo Galeazzo Bignami appena subentrato al neo ministro Tommaso Foti. La proposta di legge è stata presentata nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche i presidenti di Confimprese (Mario Resca, totalmente contrario alla proposta di legge) e di Federdistribuzione (Carlo Buttarelli: possibilista, ma molto scettico). Sorprende che un tema così vecchio venga tirato fuori proprio da una forza politica che si presenta come innovativa e attenta alle istanze dell'impresa. Non sentivamo più parlare di questo argomento (chiusura negozi nei giorni festivi) da prima della pandemia, quasi dieci anni fa. Alla faccia del nuovo che se ripropone.
La proposta prevede sanzioni non leggere per i trasgressori: multa fino 12.000 euro e nei casi di recidiva anche la chiusura dell'esercizio commerciale fino a dieci giorni.
Confimprese dice no alla proposta di legge avanzata ieri alla Camera sulla chiusure degli esercizi commerciali per un numero di 6 festività all’anno. "È una proposta anacronistica che non tiene conto delle dinamiche del retail – afferma Mario Resca, presidente Confimprese – e delle esigenze dei consumatori. Rappresenta un ritorno al passato e un assist formidabile all’online che lavora h 24 7 giorni su 7. Rischiamo di perdere posti di lavoro e fatturati con ricadute sull’intera filiera, senza contare che oggi non vige l’obbligo di tenere aperte le attività commerciali. Il mercato si autoregola con le esigenze dei consumatori. Imporre l’obbligo di chiusura è una limitazione alla libertà d’impresa. Siamo per il libero mercato e la libera concorrenza e faremo di tutto per evitare che la proposta diventi legge".
Al contrario, Coop in merito alla proposta di legge sulla chiusura obbligata nei giorni festivi interviene esprimendo un sostanziale apprezzamento e si dichiara disponibile a un confronto nel merito. “Siamo da sempre favorevoli a una migliore conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro -commenta Ernesto Dalle Rive, Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) - e di fatto le nostre cooperative osservano già la chiusura nelle principali Festività laiche e religiose dell’anno. Un obbligo di legge andrebbe per quanto ci riguarda a ratificare una situazione già esistente estendendola all’intero comparto del commercio. Naturalmente occorrerà un confronto nel dettaglio per evitare impatti asimmetrici sui diversi operatori e i differenti territori. Crediamo che un numero molto limitato di chiusure festive obbligatorie possa essere un compromesso possibile tra le istanze dei lavoratori e l’esercizio di impresa senza generare disservizi per i consumatori e senza ledere i principi di liberalizzazione che ci hanno sempre visto favorevoli”.