Cia (Confederazione italiana agricoltori) torna a chiedere a governo e istituzioni Ue maggiore tutela sulle produzioni cerealicole italiane. La confederazione guarda preoccupata soprattutto a oriente, dove la competizione portata avanti da Turchia, Russia e Ucraina richiama la necessità di politiche di contenimento.
Cia: politiche Ue inadeguate
“Non è pensabile andare avanti senza politiche di contenimento da parte dell’Europa -dice il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- le aziende stanno abbandonando le colture. Le istituzioni tutte agiscano rapidamente, il governo ci dia risposte immediate rispetto alle istanze presentate da troppo tempo, con un documento concreto di proposte, una mobilitazione in piazza e una petizione online “salva-grano” Made in Italy, che supera le 75 mila firme. Non si trascurino ancora i rischi economici, sociali e ambientali di questa crisi, non solo per il comparto cerealicolo, ma per l’intero Paese”.
Cereali, oltre ai prezzi in calo pesa la mancata istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali
Il tutto in una situazione di calo dei prezzi all’origine e con le semine nazionali al minimo storico. La Cia chiede maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai cerealicoltori. Ancora, Cia va contro “all’inconcepibile mancata istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia (registro dei cereali)”, riportano gli Agricoltori Italiani in un comunicato.
Cereali, troppo import e costi contro il grano made in Italy
“Il quadro è disarmante. L’Italia -precisa Cia- importa il 40% del fabbisogno di grano duro, il 65% di tenero e il 55% del mais”, recita il medesimo testo. Ad oggi, considerando quotazioni sul grano duro pari a circa 34 euro al quintale e le rese degli agricoltori di circa 30 quintali a ettaro, si arriverebbe a una produzione di 1.100 euro a ettaro, con costi di produzione di gran lunga superiori ai 1.400 euro.
Cia: in calo le superfici coltivate a cereali
I primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Ciò è anche dovuto ai cambiamenti climatici e fa temere un raccolto tra i più bassi di sempre in Italia, con situazioni simili per grano tenero e mais.