Centromarca-Swg: il peso dell’industria di marca negli acquisti di Natale

Al centro Francesco Mutti, presidente di Centromarca
Gli italiani spenderanno di più questo Natale che il precedente in prodotti dell’industria di marca. Le rilevazioni di Swg per Centromarca

Alimentari e bevande acquisto preferito dagli italiani nel Natale 2024 riguardo i prodotti dell’industria di marca. Seguono vestiti, libri e giochi. Lo rilevano i dati di Swg per Centromarca. Tra le preferenze per regali e acquisti vari il primo posto spetta a food e bevande (dice 36% del campione), seguono l’abbigliamento (33%), i libri/giochi (32%), i prodotti per la cura della persona (30%). Un po’ più indietro i prodotti per la casa (23%) e gli articoli di elettronica (17%). E gli italiani spenderanno di più questo Natale rispetto a quello del 2023 nel 65% dei casi. La rilevazione è stata svolta tra il 29 novembre e il 2 dicembre con metodologia computer assisted web interview, su un campione di 1.200 residenti in Italia iscritti alla community online di Swg.

Spazio di crescita ulteriore per l'idm

Allora un saldo punto di partenza è quello della relazione esistente fra il Paese e la marca. “Noi siamo un Paese di marca -precisa Francesco Mutti, presidente di Centromarca-, il made in Italy è un marchio straordinario, un marchio che potrebbe avere un valore molto più elevato qualora fossimo in grado di adottare sempre di più politiche coerenti con il valore del marchio che abbiamo a disposizione”. L'Italia è un piccolo Paese. “Non dobbiamo dimenticarlo, l'Italia vale lo 0,8% in termini di popolazione nel mondo, lo 0,6% delle terre emerse, di cui oltretutto l'80% risulta non coltivabile. Piccoli, con una grandissima storia culturale ed economica. Ma oggi dovremmo avere una politica di marca per il sistema Paese ancora più forte, perché è l'unico modo per arricchire il nostro futuro”.

Piccolo è bello

Impraticabile la strada delle grandi produzioni di massa, la via maestra è quella delle piccole eccellenze in grado di distribuire prodotti eccellenti per il mondo. Gli interventi governativi a difesa delle filiere e degli accordi con il mondo del trade non sono la soluzioni ottimale per garantire un buono stato di salute del mercato. “La capacità di mantenere una corretta situazione competitiva -dice Mutti- è un elemento sano per il mercato e per i consumi. L'iperlegislazione sulla contrattualistica è derivazione dello sviluppo di dimensioni tali nel trade che il mancato rinnovo di un contratto rischia di travolgere intere filiere, con ripercussioni sociali nel mondo agricolo. La Francia ne è un esempio. Il modello più semplice è quello di impedire agglomerazioni eccessive”.

Percezione di qualità e prestigio spingono gli acquisti di prodotti dell’idm

La qualità e il prestigio che comunicano i prodotti dell’industria di marca, rappresentano un driver scelta, crede il 43% degli italiani intervistati (con punte del 50% per l’alimentare, del 48% per la cura della casa e del 47% per la cura persona). A Natale, “quando pensiamo a qualcosa di valore da mettere in tavola o da regalare -dice Vittorio Cino, direttore di Centromarca-, immediatamente il pensiero va a una grande marca conosciuta”. Il brand è centrale quando si sceglie dove far la spesa: il 65% dei consumatori dichiara di essere pronto a cambiare insegna se non trova la marca che desidera nel punto di vendita abituale.

Cresce la volontà di spendere degli italiani per i prodotti dell’idm

Il sistema Paese non sta attraversando una fase brillante -sottolineaMutti-, inserito com'è in un contesto europeo che performa anche meno. Laddove come Europa non siamo in grado di esprimere compiutamente le nostre potenzialità è difficile che da sola l'Italia possa fare la differenza. Quindi il primo punto da affrontare è capire che tipo di progetto vogliamo perseguire a livello europeo e come vogliamo approcciare gli alleati americani. Su questo fronte le schermaglie in atto paiono poco interessanti in termini di soluzione”. È vero che gli italiani si percepiscono sempre più poveri, reduci da anni di inflazione a doppia cifra, ma il 65% degli intervistati spenderà una cifra maggiore o uguale per regali, pranzi e spese varie rispetto al 2023. Tra chi spenderà di più, focus ancora sull’alimentare (per il 40% di loro). “Nonostante la riduzione del potere d’acquisto -sottolinea Alessandra Dragotto, head of research di Swg-, gli italiani confermano l’importanza della spesa alimentare di qualità nel periodo natalizio”. Chi dice che spenderà menò (si tratta del 35% del totale) taglierà prima di tutto sui regali (il 63%), poi su decorazioni e addobbi (35%) e quantità acquistate (71%). “A Natale -spiega ancora Cino - i prodotti di marca confermano la loro centralità nelle preferenze dei consumatori. In Italia concentrano il 54,5% della quota di mercato grocery nel canale iper/super/libero servizio: è tra le più elevate d’Europa, nettamente superiore al 23% circa delle private label (fonte Niq). L’incidenza dei prodotti commercializzati dalle industrie associate a Centromarca sul valore dello scontrino del supermercato è del 66%, con una crescita degli atti d’acquisto del 12% rispetto al 2022 (fonte: YouGov)”.

Il giro d’affari dell’industria di marca in Italia, con un occhio all'export

Le circa 200 industrie aderenti a Centromarca commercializzano complessivamente 2.400 brand e sviluppano un fatturato di 67 miliardi di euro (87 quelli di valore condiviso nella filiera), occupando 97mila persone (puoi approfondire leggendo: Quanto l’industria di marca contribuisce al sistema Italia). Un ulteriore punto di riflessione riguarda la diffusione della capacità d'esportazione e, più in generale, dello sviluppo dimensionale delle imprese italiane. “Ben oltre la metà dell'export -illustra Mutti- è fatto dallo 0,2% delle 55.000 aziende alimentari italiane. Se 200 aziende sostengono l'export italiano, allora lavorare sul tema dello sviluppo dimensionale delle aziende del sistema Italia ci permetterebbe di abbracciare in modo più sistemico l'andare a vendere italiano nel mondo. L'avere aziende piccole significa che ci stiamo perdendo delle opportunità nella competizione internazionale”.

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