Una società di capitale in via di realizzazione. Ma anche i primi abbozzi di un sistema salute integrato, che riunisce nella stessa piattaforma il canale farmacia e l’assistenza primaria al paziente, sull’esempio di grandi player internazionali della distribuzione farmaceutica. Parliamo di due catene di farmacie (FarmaciaINsieme e Piùbene) che, al focus sul servizio e ai prodotti di qualità, affiancano anche l’attenzione al prezzo, grazie a una gamma di prodotti a marchio proprio. Così Cef si appresta ad affrontare il nuovo scenario competitivo nel mondo della distribuzione farmaceutica. Ne abbiamo parlato con Gianluca Strata, vice direttore generale e direttore retail della Cooperativa.
Parliamo innanzitutto dell’approvazione della legge che permette l’ingresso del capitale nelle farmacie. E adesso cosa succede?
È chiaro che stiamo assistendo a un cambiamento sostanziale del settore, perché dal singolo titolare di farmacia si passa anche a grandi multinazionali che potrebbero avere la proprietà di catene di farmacie e porsi quindi sul mercato del cliente finale in modo più strutturato. Cef, da parte sua, si è già mossa in tal senso.
Ci può spiegare come?
Ci stiamo adoperando per realizzare una società di capitali, controllata comunque dalla Cooperativa, che possa essere titolare di farmacie e anche affiliante. Più in generale, abbiamo intrapreso da vari anni un percorso di network di farmacie indipendenti. Ad oggi, abbiamo due reti di farmacie che hanno raggiunto numeri di grande importanza: una è FarmaciaINsieme, con 1.000 farmacie aderenti in tutta Italia; l’altra è Piùbene, con 270 affiliati. FarmaciaINsieme è un network “light”, nel senso che offre molte opportunità al farmacista e non lo lega molto nell’operatività. In questa catena offriamo una serie di servizi di prevenzione di cui i cittadini possono usufruire nelle nostre farmacie. Inoltre curiamo per loro le campagne di marketing e interveniamo nella definizione dell’assortimento nel segmento dell’automedicazione, dove siamo specializzati. Per la rete Piùbene, invece, abbiamo sviluppato un format
ed un assortimento comune e chiediamo maggior impegno al farmacista, che deve sposare un’offerta assortimentale divisa in 4 macroaree: cosmetica, igiene orale, naturale e alimentazione.
Interessante questo allargamento dell’offerta anche al food. Di che tipologie di prodotto stiamo parlando?
Seguiamo senz’altro alcuni dei principali trend di consumo: dal senza glutine alle intolleranze alimentari, ma soprattutto offriamo un servizio di formazione/prevenzione alimentare ai pazienti con una determinata patologia. Con Piùbene spingiamo molto sul ruolo consulenziale del farmacista, la cui competenza resta il centro della nostra attività.
Avete un approccio piuttosto aperto rispetto al business farmaceutico, più simile al modello Walgreens. Pensa nel nostro Paese si possa applicare?
Immagino che nel prossimo futuro in Italia ci saranno vari format retail, probabilmente con posizionamenti distinti. Fra questi forse ci sarà anche Walgreens con un concept ad hoc per l’Italia. Ma ci saremo anche noi.
Ci faccia capire meglio...
Abbiamo dieci poli logistici distribuiti in tutta la penisola e serviamo circa 5.000 farmacie: vuol dire che portiamo una confezione di medicinali in farmacia, ma la partita dei prossimi anni sarà portare il cliente in farmacia. Per questo abbiamo realizzato un progetto, nato in Confcooperative e in particolare in Federazione Sanità. Abbiamo sviluppato circa quattro anni fa il Consorzio di Assistenza Primaria, dove la farmacia è parte del mondo dell’assistenza primaria, integrata con altri professionisti della salute (medici, infermieri e fisioterapisti) e con strutture sanitarie, come gli ospedali ed i centri di diagnostica esterni.
Nei dettagli, come funziona questo progetto?
Il cliente può recarsi in farmacia e richiedere il servizio di una serie di professionisti qualificati che vanno a domicilio. In questo modo garantiamo al paziente una filiera della salute certificata, all’interno di una piattaforma che monitora costantemente il suo percorso terapeutico. Abbiamo sperimentato questo modello nella regione Lazio e ci siamo resi conto che la domanda c’è, ma a prezzi abbordabili. Siccome lavoriamo in una logica di cooperazione, ed il nostro Consorzio di Assistenza Primaria è su base sociale, possiamo proporre, a fianco a un listino standard, anche un listino detto “tariffario sociale”, più accessibile in termini economici.
Lavorare sul prezzo vi rende competitivi anche rispetto alla Gdo?
Sì. Abbiamo sviluppato una proposta commerciale interessante anche dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo. Penso alla linea Piùbene Conviene, o alla nostra marca privata Profar (Professione farmacia).