Cavit: dal Trentino la giusta cuvée per far ripartire i consumi di vino

Per far tornare la passione del vino non basta più educare il consumatore: secondo Cavit è il momento di assecondarlo

Mondo del vino in affanno, con consumi in calo per quanto riguarda i rossi, specie se strutturati. “Noi -comincia Enrico Zanoni, direttore generale di Cavit- come aziende (e il Trentino tutto come territorio) siamo avvantaggiati: l'80% della nostra produzione è costituita da vitigni a bacca bianca. La spumantistica Trentodoc, inclusa la linea Altemasi, si posiziona nel segmento che sta funzionando meglio”. E poi: "Noi abbiamo un'importante produzione di charmat con il muller thurgau, un vitigno quasi esclusivo del Trentino. Un prodotto storico di Cavit, che continuiamo a spingere anche se circondati dal mondo prosecco".

Marchio Altemasi, di Cavit, rappresenta il brand dedicato al mondo horeca

Cavit, riferimento per il Trentino

Cavit, produttore di riferimento per il Trentino, che raggruppa 12 cantine e più di 5.000 vignaioli, incide per circa il 60% della produzione di tutto il Trentino, comunica l’azienda. Oltre a quelli già citati, fanno parte del portfolio della cantina anche il marchio Cesarini Sforza per la gdo.

Consumi del vino in contrazione, la via di Cavit per far ripartire i consumi

Enrico Zanoni, dg di Cavit

All’interno del segmento vino soffrono meno i bianchi, specie se spumanti. Il prosecco fa scuola. “C'è una contrazione dei consumi -continua Zanoni- e questo la vediamo più o meno diffusamente nei mercati più importanti in cui operiamo, Italia, Europa e Nord America. Questa ha due origini: da un lato la riduzione del potere d'acquisto, per via dell’inflazione, dall'altro una progressiva disaffezione al vino da parte dei più giovani, storicamente non son mai stati il core del consumo ma poi lo diventavano con gli anni. Notiamo cambiamenti soprattutto nel mercato nordamericano, con un approccio al consumo di vino molto più improntato all’attenzione al salutismo. Abbiamo più di un motivo per pensare che la contrazione dei consumi continuerà anche l'anno prossimo e in quelli a venire”. Dalla Francia giungono notizie drammatiche, infatti “leggiamo di espianti nella zona del Bordeaux -illustra il dg-, di importanti sofferenze figlie di un cambiamento della cucina, sempre più leggera. Tutto ciò porta a vini dalla beva più semplice, bianchi o spumanti a tutto pasto”.

Come far ripartire i consumi

Arco (Tn), vitigni Cavit - foto scattata da personale di Mark Up

Allora come rispondere a un pubblico che cerca vini a più bassa gradazione (quando anche non del tutto senza alcol), senza snaturare una produzione storica del made in Italy? La domanda è se serve una “rieducazione” del consumatore o se assecondare i suoi gusti. “Nel passato -spiega Zanoni- magari si è lavorato troppo per educare il consumatore e poco per ascoltarlo. Forse ora serve un po’ di ascolto. È arrivato il momento di capire meglio cosa il consumatore chiede”. Possibile vedere un Cavit dealcolato sugli scaffali? “Perché no -risponde Zanoni-?! Dipende dalle situazioni di mercato. In Nordamerica abbiamo presentato un low-alcohol naturale (vino a tutti gli effetti però con una gradazione più bassa). Vediamo che è uno dei nostri punti di forza. Bisogna segmentare e diversificare. Esiste poi una produzione di nicchia, viticoltori in una posizione molto protetta, che possono benissimo fare il loro percorso difendendo e continuando a lavorare su uno specifico terreno. Noi, come Cavit, abbiamo nella diversificazione e nella capacità di innovare i nostri punti di forza. Abbiamo prodotti di assoluta eccellenza, ottima espressione del territorio. Abbiamo poi anche vini concepiti per ascoltare il consumatore”.

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