Se è vero che la lotta allo spreco, una delle direttrici della sostenibilità, per funzionare deve essere una questione condivisa dal produttore al consumatore finale, lo stesso discorso vale per l'impegno alla generale riduzione delle emissioni, che, è bene ribadirlo, non significa compensare: inquinare e poi pagare per salvare le foreste, sostenendo di essere pertanto a impatto zero, sembra solo una forma di greenwashing evoluto. Salvare le foreste è certamente bene, ma ridurre l'inquinamento prodotto è parallelamente necessario.
In questo contesto, la gdo ha un ruolo chiave di responsabilizzazione lungo tutta la filiera, anche e non solo grazie al potere contrattuale nei confronti dei propri fornitori. Da qui parte la nuova iniziativa di Carrefour, che ha presentato il suo obiettivo di emissioni zero entro il 2040 lato impatto diretto (scopo 1 e 2). Un ambizione che passa, appunto, attraverso il coinvolgimento dei propri fornitori. Proprio da loro Carrefour si aspetta infatti una riduzione dell'impatto relativo alla creazione dei prodotti venduti pari a 20 megatoni di Co2 entro il 2030, ovvero del 30%.
Per coinvolgere tali partner e mobilitarli rispetto a quanto richiesto, la catena francese della gdo ha messo a loro disposizione un'apposita piattaforma di collaborazione online dove monitorare e rendicontare i progressi fatti. Quest'ultima è stata sviluppata nell'ambito del gruppo di lavoro sul clima del Food Transition Pact co-guidato da PepsiCo e con la partecipazione di numerosi player del largo consumo (Beiersdorf, Bel, Carambar & Co, Coca-Cola, Danone, Essity, Heineken, Henkel, Innocent, JDE, Johnson & Johnson, Kellogg's, Kimberly-Clark, L'Oréal, Mars, Nestlé, Procter & Gamble, Reckitt, Savencia, Bellows e Unilever). A maggio 2022 Carrefour renderà noti i primi risultati di questo progetto.