Buoni pasto, Fipe invoca interventi più decisi sulle gare d’appalto

Aldo Cursano, vice Presidente vicario di Fipe

Intervenire con urgenza nella legge delega appalti per regolamentare meglio le gare d'assegnazione per i buoni pasto: è una richiesta Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) a Governo e Parlamento, emersa nel corso del convegno “Buoni Pasto, gare sostenibili ed eque per l’intera filiera”, tenutosi presso il Senato della Repubblica. “Chiediamo a Governo e Parlamento di mantenere e migliorare, nell'approvazione della legge delega sugli appalti, la legislazione sulle gare dei buoni pasto capace di mettere un freno ai ribassi insostenibili che si vedono continuamente”, ha dichiarato Aldo Cursano (in foto), vice Presidente vicario di Fipe. “Le società emettitrici più aggressive offrono al committente sconti altissimi a fronte di commissioni nominalmente basse agli esercenti e si ritrovano a vincere la gara con offerte in perdita, anche di svariati milioni di euro”.

Aldo Cursano, vice Presidente vicario di Fipe
Aldo Cursano, vice Presidente vicario di Fipe

Corsa ai ribassi
Secondo Fipe, gran parte delle gare d’appalto della Pubblica amministrazione e delle grandi società a partecipazione pubblica e privata sono gestite con la logica del massimo ribasso, a tutto vantaggio di chi presenta lo sconto maggiore sul valore facciale del buono e a discapito dei pubblici esercizi, costretti a riconoscere commissioni sempre più alte, e quindi ai lavoratori, che potrebbero vedere il valore dei loro buoni ridursi sensibilmente. Questa situazione riguarda però anche molti grandi clienti privati, per esempio i gruppi bancari, con ribassi che sfiorano il 20%.

Mantenere i valori nominali
Per salvaguardare il diritto al pasto dei lavoratori -aggiunge Fipe - è essenziale che nelle gare sia prevista la salvaguardia del valore facciale del buono pasto. A volte la base d’asta è calcolata su un valore già inferiore a quello facciale, che va a detrimento del lavoratore e dell’esercente in primis, scaricando i ribassi sugli esercenti. “Bisogna ridisegnare la disciplina normativa del settore -aggiunge Cursano - contribuendo a renderla più equa e sostenibile per tutta la filiera e per ridare al buono pasto il valore che merita”.

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