“La pataticoltura in Italia è in flessione costante da anni, mentre la Patata di Bologna Dop evidenzia un trend inverso di continua crescita della produzione e di apprezzamento sul mercato perché unisce qualità e territorio di origine”. Così Davide Martelli (cooperativa Patfrut) , presidente del Consorzio di Tutela della Patata di Bologna Dop - eletto lo scorso 21 febbraio 2019 al posto di Alberto Zambon che per oltre 10 anni è rimasto ai vertici del Consorzio - commenta la congiuntura favorevole di questa produzione di nicchia ad elevato valore aggiunto.
I volumi di vendita sono passati dalle 5.240 tonnellate del 2015-2016, alle 7.380 tonnellate del 2016-2017, per arrivare alle 9.430 tonnellate del 2017-2018.“Nell’ultimo anno - spiega Martelli - siamo cresciuti del 25% e siamo sui 380 ettari coltivati a Dop. Merito di una buona campagna di comunicazione, in linea coi valori del Consorzio e capace di utilizzare bene anche gli strumenti dei social media. Siamo oggi il terzo Consorzio più noto grazie ai social dopo quello del Gorgonzola e del Prosciutto di San Daniele. Lo scorso anno abbiamo investito in una campagna pubblicitaria televisiva che ha dato i suoi risultati. La penetrazione della Dop sta crescendo grazie alla fidelizzazione del consumatore e all’aumento della richiesta da parte delle catene distributive che la richiedono. Siamo presenti – aggiunge Martelli - sugli scaffali di Lidl con la confezione realizzata dal Consorzio di tutela, mentre il prodotto in cobranding, ossia a marchio del distributore con il bollino Ue, è in Esselunga, Bennet, Iperal, Conad, Metro, ConorB, Fresh Fruit, Dimar, Gemos, Cedi Marche, Aldi e Italmark. Siamo intenzionati a proseguire su questa strada delle campagne di valorizzazione. La prossima intende valorizzare e mettere in primo piano le storie dei produttori della Patata di Bologna Dop”.
Produzione piccola
Al Consorzio aderiscono oggi 18 soci di cui 10 produttori agricoli iscritti direttamente al Consorzio di tutela, 6 confezionatori e 2 cooperative agricole appartenenti ad entrambe le categorie (Patfrut e Apofruit). Complessivamente si contano 70 aziende agricole iscritte al piano dei controlli rappresentati dall’Organizzazione di Produttori Assopa. “Si tratta di una piccola produzione - sottolinea il presidente - rispetto ai circa 45mila ettari investiti a patate, tra comuni e novelle, in tutta Italia e ai 5mila ettari coltivati in Emilia Romagna, la prima regione per volumi con 230mila tonnellate secondo i dati Ismea del 2017. Solo nell’area di Bologna gli investimenti si attestano a circa 3mila ettari. Il nostro prodotto è ormai riconosciuto come la punta di diamante della pataticoltura del territorio bolognese, chi lo acquista porta a casa il territorio ma anche la garanzia dell’origine perché la patata di Bologna Dop proviene da areali vocati. I nostri punti di forza sono quindi la qualità, non solo di prodotto, ma anche di servizio offerto ai nostri partner commerciali, assieme alla certificazione e sicurezza alimentare, con le informazioni in etichetta e i controlli di filiera. E’ fondamentale anche la sensibile diminuzione dell’utilizzo di trattamenti fitosanitari prevista nei disciplinar della produzione integrata”.
Premio di mercato
Il mercato premia oggi questa Dop non solo con un aumento della domanda, ma anche con un prezzo di mercato al consumo che si aggira al momento intorno ai 95 centesimi al chilogrammo e beneficia - questo vale in genere anche per il prodotto non tutelato dall’Ue - della scarsa disponibilità di questi tuberi sul mercato europeo in seguito all’ andamento climatico dell’ultima campagna. Complessivamente al consumo la Dop genera un valore di circa 9 milioni di euro. La produzione di patate comuni in Italia si attesta su circa 1 milione di tonnellate l’anno, secondo i dati Ismea del 2017, e segue, da circa un decennio, un trend di costante riduzione degli investimenti. L’offerta nazionale, tuttavia, non copre il fabbisogno e il nostro Paese ricorre alle importazioni per circa 5-6 milioni di quintali all’anno, principalmente da Francia e Germania. Quale potrebbe essere la carta da giocare per il futuro della pataticoltura italiana? “Quella della specializzazione - suggerisce Martelli - per valorizzare e segmentare il mercato”.
Il marchio Dop
È stato ottenuto nel 2012, ma alla fine del 2016 è arrivato il riconoscimento per la protezione e i controlli sulle confezioni. Nel 2017 si è messo mano al restyling del logo del Consorzio di tutela, oggi composto da due patate stilizzate raffiguranti due anelli d’oro che si sovrappongono simbolo della cooperazione e dei valori del Consorzio. Si può fregiare della Dop esclusivamente la varietà Primura,che si produce solo nella provincia di Bologna e si commercializza da luglio a maggio: la patata ha una forma allungata, con buccia liscia e di colore chiaro, occhi pronunciati, polpa di media consistenza di colore giallo paglierino ed è adatta a tutti gli usi in cucina. La Patata di Bologna Dop è disponibile in 3 formati: confezione da Kg 1,5 – Kg 2,0 – kg 2,5. Ogni 100 g di parte edibile fornisce92 kcal, 15 mg di vitamina C e fino a 570 mg di potassio.