Italia è sempre più una nazione birricola. Anno su anno crescono produzione e vendite della birra, secondo un trend che ha avuto il suo fenomeno più rilevante nell’arrivo, ormai un decennio fa, delle birre artigianali, realizzate da microbirrifici a forte radicamento locale. Un vero e proprio cambiamento d’immagine e di considerazione nei confronti del prodotto, che ha spinto gli italiani a confrontarsi con una produzione variegata, con un’immagine distintiva e di rottura con il passato e con una qualità crescente, che ha allargato occasioni di consumo e ha interessato tutti i player del mercato, dai piccoli produttori, ai brand industriali, alla distribuzione mainstream che ha allargato spazi e profondità dell’offerta. Un fenomeno già vissuto dal comparto vinicolo, che ha cambiato permanentemente le dinamiche del mercato e l’approccio del consumatore al prodotto e la sua ricerca di qualità.
Anche la birra beneficerà delle stesse dinamiche? Molti analisti concordano su una risposta affermativa in tal senso. Iri, nell’anno terminante a ottobre 2018, evidenzia incrementi del 2,1% delle vendite di birra a volume e del 3,3% a valore, con un prezzo medio di 1,92 euro/litro in crescita dell’1,1% rispetto allo stesso periodo precedente. A incidere sul prezzo medio è il diverso andamento dei molteplici segmenti che compongono il mercato, con le bottiglie con un posizionamento qualitativo/di prezzo premium a guadagnare spazio e le proposte di primo prezzo a perdere terreno, secondo dinamiche già evidenziate nelle scorse stagioni. “In Italia il consumo di birra ha raggiunto livelli record arrivando a 31,8 litri pro capite -dichiara Luca De Zen, amministratore delegato Swinkels Family Brewers Italia-. Il consumatore è sempre più attento, più consapevole, più sperimentatore e la birra è diventata per gli italiani un prodotto importantissimo nel carrello della spesa. Mentre il mercato del vino è in flessione costante, ad eccezione di spumanti e champagne, la birra si conferma la bevanda di tendenza. Nel 2017 come si evidenzia dai dati di Assobirra la birra ha vissuto un anno straordinario con record di export, consumi e produzione.
Soprattutto nella fascia più giovane, la diversificazione di prodotto seguita allo sviluppo dei microbirrifici, ha portato una grande attenzione per le novità e aumentato il livello di interesse e di curiosità. I consumatori sono sempre più attenti alla qualità dei prodotti, a prescindere dalla loro origine artigianale o industriale. Tutta la filiera deve quindi considerare la qualità e l’innovazione come un fattore critico di successo sostanziale”.
Secondo Iri le vendite di birre premium crescono del doppio rispetto alla media del mercato: nell’anno terminante a ottobre 2018 hanno fatto registrare un +4,5% a volume e del 5,5% a valore; ancora meglio le specialty le cui vendite a volume sono cresciute del 7,5% e del 5,6% a valore, anche grazie a un prezzo medio in calo (3,40 euro/litro - 1,7%). Opposto l’andamento delle birre saving, le cui vendite si sono contratte del 5,4% a volume e del 3,2% a valore.
“La crescita delle birre artigianali e di piccoli birrifici -prosegue De Zen- ha cambiato radicalmente la composizione dello scaffale che oggi offre in media circa 134 referenze, di cui 65 solo di birre speciali. Negli Iper arriviamo a 250 referenze di cui 138 di speciali. Questo ha modificato l’approccio del consumatore italiano al prodotto. Non si tratta più solo di un thirst quencher, ma di un prodotto speciale, parte di una cultura e tradizione ricca e articolata. Esse hanno avvicinato molti nuovi consumatori al nostro mercato, e hanno incrementato il desiderio di conoscenza e l’interesse per la sperimentazione. È di cruciale importanza avere le competenze adeguate per soddisfare appieno le crescenti richieste di consumatori molto più evoluti rispetto al passato. Sono sempre più diffusi tra i giovani i corsi da master of beer e di degustazione birra e molte aziende si sono fatte portavoce proprio dell’education su ingredienti e stili”.
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