Giunto alla sua quinta edizione, viene presentato oggi a New York il nuovo report annuale del benchmark globale sul benessere animale, BBFAW.
Nel 2016 BBFAW ha passato in rassegna le comunicazioni pubbliche di 99 aziende alimentari, analizzando come questi leader di settore a livello mondiale gestiscono e comunicano le proprie policy e pratiche in tema di benessere degli animali d’allevamento. Sulla base di questa valutazione, le aziende sono inserite in una classifica che va da un livello 1 (nel quale appaiono le aziende con i risultati migliori) a un livello 6 (dove si trovano le aziende che non inseriscono il benessere animale in agenda).
BBFAW, realizzato in collaborazione con due organizzazioni di spicco in tema di benessere animale, Compassion in World Farming (CIWF) e World Animal Protection, e con la società di investimento Coller Capital, mostra come le aziende alimentari globali stiano prestando sempre più attenzione al tema del benessere degli animali d’allevamento.
Dal 2012 a oggi, infatti, il numero di aziende che hanno pubblicato una policy sul benessere animale è salito al 73% (in confronto al 46% dell’inizio), mentre quelle che hanno pubblicato anche target e obiettivi specifici per il benessere animale sono passate dal 26% al 65% nel 2016. Al vertice, invece, compaiono solo aziende straniere (Coop Svizzera, Marks & Spencer, Waitrose, Migros, Noble Foods e Cranswick). Importanti segnali di cambiamento iniziano a registrarsi anche In Italia.
La situazione in Italia: Barilla conferma la propria leadership tra le aziende italiane, posizionandosi al livello 3 della piramide (posizione consolidata in tema di benessere animale), dove viene raggiunta quest’anno da un’altra azienda italiana, Ferrero, che sale dal quarto al terzo gradino della valutazione. Entrambe le aziende si distinguono per la loro comunicazione specifica e trasparente in tema di benessere animale, comprese la definizione di obiettivi concreti e la comunicazione dei risultati raggiunti.
“Il rispetto del benessere degli animali d’allevamento è parte integrante dei valori su cui si basa il programma di sostenibilità di Barilla, Buono per me, Buono per il pianeta - evidenzia il direttore acquisti Materie Prime di Barilla, Leonardo Mirone. Grazie alla collaborazione con CIWF, abbiamo definito una policy dettagliata in tema di benessere animale, che ha portato alla decisione di eliminare completamente le uova da galline allevate in gabbia in tutti i marchi del Gruppo entro il 2020. Siamo lieti di vedere che questo nostro impegno è confermato dal posizionamento di Barilla al livello 3 della piramide”.
Segnali di cambiamento anche nella ristorazione, un settore in cui fino allo scorso anno il benessere animale rappresentava, in Italia, una questione ancora poco sviluppata e comunicata. Grazie alla pubblicazione di una policy aziendale e di impegni specifici, Camst sale al livello 5 della piramide (benessere animale inserito in agenda ma poche evidenze della sua implementazione).
“Per un’azienda come Camst che produce 100 milioni di pasti all’anno per scuole, ospedali, aziende e ristoranti in tutta Italia, la decisione di adottare una politica di rispetto del benessere animale si inserisce coerentemente all’interno di un percorso orientato alla sostenibilità che rappresenta una sfida, oltre che una grande opportunità - dichiara Francesco Malaguti, direttore acquisti di Camst. Grazie alla collaborazione con il team del Settore Alimentare di CIWF, la nostra azienda ha deciso di eliminare le uova e gli ovoprodotti da galline allevate in gabbia in tutte le sue filiere italiane entro il 2025. Siamo sicuri che il benchmark BBFAW 2016, e le sue prossime edizioni, ci forniranno uno strumento importante per indirizzare le nostre attività in tema di benessere animale."
Infine, a parte il Gruppo Veronesi, che rimane stabile rispetto allo scorso anno al livello 5 della piramide, le altre aziende italiane analizzate nel benchmark non mostrano segnali positivi: Autogrill rimane l’unica azienda italiana nel livello più basso della piramide, mentre il Gruppo Cremonini scende di un gradino, passando dal livello 4 dove si trovava l’anno scorso (aziende che mostrano di voler fare progressi nell’ambito del benessere animale) al livello 5.
Riflettendo sui risultati di quest’anno, Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF ha commentato “Vedere 2 aziende su 6 che salgono di almeno un gradino rispetto al 2015 e un’altra che si conferma nei livelli più alti del benchmark, è una chiara indicazione di come anche le aziende alimentari italiane stiano considerando il benessere animale come una questione fondamentale di business. Ci auguriamo che anche le altre intraprendano presto lo stesso percorso. Il mercato sta cambiando rapidamente con la crescente domanda di prodotti maggiormente rispettosi del benessere animale da parte dei consumatori, i legislatori che iniziano a introdurre regole più severe su temi come il consumo di antibiotici e gli investitori che guidano il cambiamento nel settore alimentare.”
Un ruolo chiave viene svolto anche dagli investitori, sempre più interessati a come le aziende gestiscono rischi e opportunità provenienti dal benessere animale. “Dagli allevamenti alle catene di fast food - aggiunge Jeremy Coller, fondatore di Coller Capital e dell’Iniziativa FAIRR (Farm Animal Investment Risk & Return) - gli investitori globali vogliono aziende che siano ben gestite e proiettate verso il futuro. BBFAW rappresenta uno strumento essenziale per aiutare gli investitori a identificare i leader di settore, perché le informazioni che un’azienda rende pubbliche in tema di benessere animale offrono un’indicazione valida della qualità della più ampia gestione aziendale.”