Il sistema agroalimentare bavarese è particolarmente interessante per il medesimo settore nazionale, sia per i legami commerciali ma anche come caso di studio commerciale. Attualmente in termini di import-export tra Baviera e Italia si assiste a una precisa parità: un trading che vale 1,6 miliardi di euro in ingresso e in uscita. Ciò che appare interessante è che la Baviera ha nell’Italia il suo principale mercato di destinazione, non solo per la materia prima ma anche per diversi e importanti prodotti finiti. Questo perché il land meridionale tedesco ha una capacità produttiva che non è assorbita totalmente dal mercato interno, neppure comprendendo il nord della Germania e ha bisogno di un canale commerciale ulteriore che trova nel nostro Paese le condizioni più favorevoli.
La Baviera mostra diversi elementi di confronto con le regioni italiane maggiormente sviluppate, in particolare un tessuto produttivo costituito da imprese medie e piccole e, in generale, un’organizzazione industriale primaria e secondaria molto simile. Al di là delle tipologie del prodotto alimentare bavarese che ha caratteristiche particolarmente adatte al mercato nazionale, il caso Baviera è esemplificativo di quanto politiche locali ad hoc, possano dare risultati di primo piano, anche rinunciando a una strategia nazionale nella sua interezza. Sviluppare un efficiente export agroalimentare non significa per forza di cose costruire una macchina nazionale. Paesi come l’Italia e come la Germania hanno localismi molto particolari, a volte che rappresentano un unicum produttivo. Inoltre, la velocità con cui evolvono i mercati richiede un dinamismo che a livello locale trova maggiore propensione. Alla luce di queste considerazioni, diventa particolarmente interessante pensare a relazioni di tipo locale a globale esclusivamente sulla base delle esigenze del mercato di destinazione e sulle potenzialità di quello di partenza.
Il caso di studio bavarese è particolarmente interessante per le assonanze con alcune regioni italiane che potrebbero prendere ad esempio l’approccio verso l’export e farlo proprio. Esaminando più nel dettaglio la produzione bavarese si scopre che le similitudini con alcune regioni italiane sono molto più profonde di quanto si possa pensare. Un primo dato che emerge è relativo alla produzione del latte che in Baviera avviene in volumi equivalente a quelli della pianura Padana. Inoltre il latte bavarese detiene un vantaggio competitivo che deriva dalla composizione lipidica e proteica particolare che consente di produrre nella Baviera le stessa tipologie di prodotto tipicamente italiane quali mozzarella, ricotta, provola, yogurt, mascarpone ecc. Questo grazie a un pascolo che per prolungati periodi dell’anno avviene ad altitudini superiori a quelle pianeggianti. Questo fa si che la produzione casearia si dimostri adatta al mercato italiano. Tutto ciò sostenuto da un apporto logistico nella consegna particolarmente efficace, sia per i processi tedeschi ottimizzati, sia per la distanza contenuta tra Baviera e Padana. Appare di particolare rilievo anche la produzione di prodotto finito che può essere un’opportunità per i retailer italiani di dimensioni medio-piccoli, che volessero sviluppare la private label. L’offerta a scaffale in questo caso sarebbe compatibile con le esigenze del consumatore italiano.
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