Banca d’Italia vede prospettive di miglioramento per il mercato immobiliare anche se sul mercato continua a pesare il ruolo negativo che l’incertezza (più che l’entità) della tassazione sta svolgendo.
Un discorso che nell’analisi dell’istituto centrale si indirizza soprattutto al residenziale ma che ha pieno fondamento anche per l’immobiliare strumentale. L’investitore infatti non ha nessun problema a pianificare un acquisto con qualsiasi livello di imposizione sul cespite purché il prelievo fiscale sia computabile con certezza: se il rendimento netto che si ricava è congruo investe, altrimenti no.
Bankitalia prevede una lieve ripresa delle transazioni per il 2015 anche se per una ripartenza effettiva, soprattutto sul residenziale, mancano le tre condizioni fondamentali: la risalita del Pil, il calo della disoccupazione e, soprattutto, l’inflazione, da sempre il miglior alleato del mattone.
Il nodo mutui
L’istituto centrale lega le prospettive di ripresa anche al ritorno del flusso di erogazione dei mutui. Questo sta in parte avvenendo anche se più che su contatti stipulati ex novo ora le banche puntano a sottrarre clientela affidabile alla concorrenza rilevando i mutui in essere (tecnicamente l’operazione è denominata surroga). Oggi il Crif segnala un'impennata (+22%) delle domande di finanziamento da parte delle famiglie; resta da vedere quante di queste richieste si tradurranno in erogazioni reali.
In un articolo pubblicato ieri sulla Gazzetta del Mezzogiorno si evidenzia, proprio partendo dai dati della Banca centrale, che le erogazioni di mutui in realtà al Sud stanno diminuendo, con numeri che riflettono la situazione reale del Paese: nel Meridione il Pil sta scendendo molto più che nel resto d’Italia. L’analisi del quotidiano è corretta ma bisognerebbe aggiungere che il livello delle sofferenze (causate per la verità molto più dalle imprese che dalle famiglie) non consente più alle banche di concedere finanziamenti senza garanzie più che solide.