Aziende e sostenibilità: tante parole, pochi manager e investimenti

Sostenibilità
Secondo i dati Deloitte solo il 7% delle imprese ha un responsabile del tema e solo il 3% ha implementato un Piano di sostenibilità

Se c'è un tema oggi inflazionato quello è la sostenibilità, proprio come c'era da aspettarsi quando abbiamo iniziato a scriverne in tempi non sospetti. Sostenibilità è diventata la parola dietro la quale si nasconde un sostanziale immobilismo mascherato da un pullulare di iniziative di fatto irrilevanti sull'impatto ambientale (e in misura minore sociale) delle intere filiere italiane. Se si vuole attrarre consensi e capitali si fa ricorso a questo termine, un termine che nella realtà dei fatti richiede grandi competenze per poter essere utilizzato, perché il calcolo dell'impatto di un prodotto, un materiale o un processo considerando tutte le sue esternalità non è cosa da poco. Avere una figura dedicata in azienda (trasversale a tutti i reparti e funzioni) o avvalersi di consulenti preparati e super partes, ma anche redigere un piano di obiettivi seri e a scadenza, sarebbe quanto meno la base di partenza. Invece, stando alla nuova ricerca di Deloitte “Il ruolo del Sustainability Manager” solo il 7% delle imprese ha un responsabile del tema (37% se si considerano solo le imprese con più di 50 dipendenti) nonostante questa figura aumenti le iniziative di corporate social responsibility, aiuti a ridurre le cosiddette “socially irresponsible activities” e produca migliori risultati di business. Si tratta, del resto, di una figura che, nella maggioranza dei casi (71%), è stata istituita da meno di 5 anni. Per quanto riguarda la gerarchia aziendale, nel 31% dei casi i responsabili riportano direttamente all’amministratore delegato, nel 25% riportano al direttore operativo e nel 14% dei casi al responsabile di produzione. Limitato, per ora, il numero di persone dedicate ai team: il 43% di queste figure ha disposizione al massimo due persone, il 26% ne ha al massimo 5, il 10% ha 10 persone e solo il 7% ne ha più di 10.

Solo il 3% ha implementato un Piano di sostenibilità

Se confrontate con la media, le realtà che prevedono un Responsabile della sostenibilità dimostrano un approccio più integrato alla sostenibilità. Un esempio è il maggiore tasso di adozione del Piano di sostenibilità rispetto alla media delle aziende italiane: si passa da un misero 3% al 73% di chi lo ha già formalizzato e dall’1% al 19% quella di chi lo ha in programma nei prossimi dodici mesi.
Per valutare in modo oggettivo i benefici derivanti da un Piano di sostenibilità è necessario elaborare un set di indicatori o kpi in grado di coglierne l’impatto effettivo dentro e fuori il perimetro aziendale. Al momento, tuttavia, anche l’adozione di questi ultimi per il monitoraggio è ancora poco diffusa: tra le realtà che in Italia hanno un Piano di sostenibilità già operativo, solo 4 su 10 ne fanno già uso, quasi 3 su 10 hanno in programma di implementarli e 2 su 10 stanno valutando la possibilità di elaborarli. Oltre al bilancio di sostenibilità, anche le attività di comunicazione sulla sostenibilità sono ancora appannaggio di una minoranza, pari a un decimo delle imprese. Oggi tra le imprese italiane è poco meno di un quinto a effettuare investimenti in ambito sostenibilità, un dato che raggiunge invece un terzo del totale tra le realtà che hanno registrato una crescita di fatturato nell’ultimo anno. Inoltre, la maggior parte delle aziende che non hanno in programma di realizzare un Piano di sostenibilità è tendenzialmente meno incline della media a prevedere investimenti in tale area: è il 92% di queste ad affermarlo, contro la media dell’82%. Esplorando gli ambiti di destinazione degli investimenti, in cima alla lista c’è l’integrazione di tecnologie sostenibili, seguita da progetti di sostenibilità interni all’azienda e dall’intenzione di innovare i prodotti e servizi. Dallo studio emerge anche l’importanza dello sviluppo di partnership strategiche con aziende dello stesso o di altri settori: la condivisione rappresenta un fattore determinante per le realtà di minori dimensioni, che spesso non hanno le risorse e le competenze per sviluppare in autonomia soluzioni per migliorare la propria sostenibilità. L’approccio sistemico di filiera, dunque, risulta ancora più critico per le numerose pmi.

 

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