Avicolo, un patrimonio a sostegno dei consumi

Il comparto delle carni bianche si conferma in controtendenza rispetto alle dinamiche negative che accompagnano le vendite in macelleria (da Mark Up n. 257)

La filiera avicola rappresenta un unicum per struttura e caratteristiche all’interno del settore zootecnico nazionale. Un unicum sul fronte organizzativo, con i primi 3 operatori
industriali (Aia, Amadori, Fileni) capaci di controllare oggi direttamente o indirettamente fra il 70% e l’80% del mercato nazionale (fonte: SgMarketing su dati di diversa provenienza); peculiarità che, unita alla completa autosufficienza sul piano della materia prima zootecnica, garantisce un elevato governo della supply chain. Nonostante il dato negativo fatto registrare sul fronte degli acquisti domestici nel periodo gen-ago 2016 sia a volume (-1,20%) che a valore (-2,24%; fonte: Ismea-Nielsen), il comparto avicolo, con un più che soddisfacente +7,68% registrato in quantità dal segmento degli elaborati, si conferma in tutta la propria peculiare dinamicità ed in generale controtendenza rispetto alle dinamiche evidenziate dal settore carni nel complesso (-2,48%). Rispetto alla domanda, risulta strategico per gli operatori considerare alcuni elementi funzionali al sostegno dei consumi di categoria:
•   oggi più che mai le famiglie italiane mostrano una propensione complessivamente positiva al consumo di carne avicola. Secondo un’indagine Veronafiere-SgMarketing condotta nella prima metà del 2015, si evince, infatti, un saldo positivo, +26,8%, fra la quota di consumatori favorevoli ad aumentare in proiezione i consumi di pollo e affini e la quota di consumatori orientati, invece a diminuirli;
•   il supporto dei consumi di carni avicole deriva dalla consapevolezza da parte dei
consumatori che queste rappresentano un alimento essenziale nel quadro di una dieta varia, in ragione anche della riconosciuta valenza dietetico-salutare. Se guardiamo alle aree critiche da gestire, interessante notare che i fattori di resistenza al consumo espressi dai detrattori delle carni avicole si articolano di fatto su due direttrici:
•   la prima, connessa ad una percezione negativa sul fronte salutistico;
•   la seconda, legata ai dubbi sulla salubrità e sulle garanzie igienico-sanitarie delle
produzioni, spesso alimentati dalla scarsa conoscenza sull’alimentazione e sulla tipologia di allevamento dell’animale e dalle ridotte informazioni sul Paese di allevamento. In particolare, se si considera che ben l’80% degli italiani ignora ancora che da oltre 50 anni i polli da carne sono tutti allevati a terra e non in gabbia e che solo 3 italiani su 10 sanno attualmente che il 99% del pollo consumato in Italia è allevato nel nostro Paese (ricerca Colussi/Doxa Advice per UNITALIA), emerge chiaro un deficit informativo fuori e dentro i luoghi di acquisto. Se correlato al ruolo prioritario attribuito dal consumatore nazionale alla provenienza italiana quale determinante principale del costrutto di qualità per le carni (fonte: indagine Veronafiere-SgMarketing), tale vulnus rischia di minare la relazione fiduciaria domanda-offerta e, dunque, le performance espresse dal mercato nel
complesso.
Tra i fattori di innesco al consumo della categoria annoveriamo, in primis, il packaging ed in generale la capacità di offrire formati di vendita funzionali all’acquisto a libero servizio. È il consumatore a delineare la strada, identificando puntualmente alcune possibili aree di miglioramento; parole d’ordine: efficacia, resistenza, riciclabilità ed estetica, ma soprattutto porzionabilità e flessibilità, per rispondere alle esigenze di single e famiglie dai gusti compositi, riducendo gli sprechi e facilitando contestualmente la gestione domestica del prodotto nel frigorifero (fonte: indagine Veronafiere-SgMarketing). Esistono, inoltre, ancora ampi margini di qualificazione dell’offerta avicola: si pensi ai segmenti di consumo in crescita, in particolare all’etnico ed al premium gourmet, linee di prodotti associate all’arte culinaria del buon cibo, aventi l’obiettivo di stimolare l’acquisto sensoriale e di assecondare l’immaginazione e gli appetiti dello shopper.

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