Circa 11 miliardi di euro di fatturato, poco meno di 70mila dipendenti e una capitalizzazione di Borsa intorno ai 6,5 miliardi. Se le voci di fusione tra Autogrill e Dufry troveranno conferma, nascerebbe un colosso mondiale del travel retail, in grado di generare importanti economie di scala per difendere i margini e reperire risorse necessarie agli investimenti. Nei due anni dallo scoppio della pandemia, il gruppo svizzero ha ceduto oltre un terzo della sua capitalizzazione contro meno di un quarto per quello italiano e questo ha ridotto il differenziale tra le due realtà e spinto la famiglia Benetton ad approfondire le discussioni che erano iniziate già diversi anni fa. L’elezione di Alessandro alla guida di Edizione, dopo una lunga fase di contrasti tra gli eredi dei fratelli fondatori (Carlo, Luciano, Gilberto e Giuliana), ha rappresentato un ulteriore fattore di accelerazione.
La struttura dell’operazione
Secondo voci di mercato, l’operazione potrebbe essere realizzata conferendo Autogrill (che ha il suo azionista di riferimento in Schematrentaquattro, a sua volta partecipata al 100% da Edizione) in Dufry con pagamento in azioni del gruppo elvetico. La holding della famiglia veneta si diluirebbe dal 50,1% attuale a circa il 20% della società post-aggregazione, restando comunque il principale azionista. Agli azionisti di minoranza verrebbe offerta la possibilità di essere liquidati in contanti, come alternativa alle azioni.
Una strategia coerente con quanto dichiarato più volte dallo stesso Alessandro Benetton, il quale si è detto disponibile a valutare a operazioni di aggregazione pur di sostenere la crescita nel business della ristorazione, sempre a patto di mantenere una “posizione strategica” nell’azionariato.
Un punto fermo che aiuta a interpretare il contenuto della nota diffusa subito dopo l’emergere delle indiscrezioni sull’operazione. “Nell'ambito della propria strategia di crescita, il gruppo è interessato a valutare diverse opportunità strategiche e a tal fine intrattiene interlocuzioni anche con operatori del settore nell'obiettivo prioritario della promozione dello sviluppo di Autogrill e del perseguimento della creazione di valore per tutti gli stakeholder”, ha fatto sapere una nota della società italiana.
Le altre partite in via di definizione
Da qui a qualche settimana i contorni della galassia Benetton dovrebbero essere molto differenti rispetto a quelli conosciuti in questi anni. Entro fine mese è atteso il closing della cessione di Autostrade per l’Italia (Aspi) al consorzio guidato Cdp Equity e partecipato anche Blackstone e Macquarie.
Intanto nei giorni scorsi, dopo le voci di interesse dall’imprenditore spagnolo Florentino Perez verso Atlantia (multinazionale degli aeroporti e delle concessioni autostradali), Edizione ha lanciato un’Opa totalitaria con il supporto di Blackstone, finalizzata alla revoca delle azioni da Piazza Affari. C’è poi il capitolo sempre aperto di Benetton, la catena di abbigliamento dalla quale ha preso origine tutta la storia imprenditoriale della famiglia di Ponzano Veneto. L’azienda viene da un decennio di performance negative, con il piano di rilancio messo a punto dal ceo Massimo Renon che ora prevede il ritorno all’utile nel 2023.
Ci sono gli investimenti nelle infrastrutture (su tutti Cellnex) e sugli immobili (in giro per l’Europa e in buona parte affittati a Benetton) che non dovrebbero subire grandi sconvolgimenti. Mentre non è ancora chiara la posizione che i Benetton avranno nell’assemblea di Generali in programma il 29 aprile. La quota del 3,96% ne fa il quarto azionista dietro a Mediobanca, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, con la possibilità di essere l’ago della bilancia nello scontro tra la banca d’affari e i due imprenditori per il controllo del gruppo assicurativo.