L'associazione delle 78 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), Soggetti imprenditoriali italiani ed esteri, e Unioncamere - ha presentato i primi risultati dell’attività svolta sul progetto True Italian Taste, a quasi due anni dall’avvio.
L’iniziativa rientra nell’ambito della “Campagna di promozione strategica per la valorizzazione del prodotto italiano in rapporto al fenomeno dell’Italian Sounding”, promossa e finanziata dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con Ice Agenzia ed è realizzata da Assocamerestero con il supporto delle Camere di Commercio Italiane all’Estero.
“True Italian Taste si sta svolgendo oggi su ben 18 principali destinazioni del nostro export agroalimentare, coinvolgendo 21 Camere di Commercio italiane all’estero – ha commentato in proposito Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero. Per la nostra rete rappresenta una sfida importante per collegare la business community che già aggreghiamo con il popolo dei foodies che rappresenta ormai il mondo da sensibilizzare affinchè il messaggio passi e si traduca in maggiori scelte di consumo del vero food and wine italiano. L’esperienza pluriennale delle Camere all’estero su questo settore strategico del nostro Made in Italy e il presidio continuo che abbiamo dei territori esteri sono vantaggi che offriamo alle Pmi e che ci rendono un partner strategico per l’export.”
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati (rilevazione Assocamerestero) ci sono i formaggi a denominazione di origine Dop a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele seguiti da paste, sughi, prodotti da forno, oli, vini e biscotti.
I numeri complessivi di questi primi 18 mesi di progetto: organizzati sul territorio italiano fino ad oggi 1.500 incontri B2B con 600 imprese italiane e oltre 65 buyer esteri selezionati dalle CCIE; coinvolti nei paesi esteri 3.000 influencers e oltre 450 mila “foodies” - appassionati e esperti di cibo – in 90 eventi. È stato posto un forte accento sulla formazione degli addetti alle vendite, degli chef e degli operatori agroalimentari esteri con masterclass che hanno raccolto quasi 900 partecipanti. A supporto dell’iniziativa è stata inoltre realizzata una web App dedicata all’Olio Evo, 100% Made in Italy, consultabile sul sito www.trueitaliantaste.com.
I destinatari delle azioni sono stati principalmente gli importatori di prodotti agroalimentari italiani, i distributori all’estero, i proprietari di ristoranti italiani all’estero della rete “Ospitalità Italiana”, i responsabili acquisti di catene alberghiere e negozi specializzati nelle aree di riferimento, i principali chef e food blogger dei diversi Paesi, così come i giornalisti di settore, i nutrizionisti e i testimonial del food.
Nel 2018 il progetto prevederà su queste piazze ancora 90 eventi e 15 masterclass all’estero, nonchè 5 incoming business e2 Educational per influencer in Italia. Inoltre proprio da quest’anno il progetto si aprirà anche all’Asia con le CCIE di Cina, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, Singapore, Thailandia e Vietnam.
All’interno del progetto True Italian Taste sono valorizzati in particolare i nostri prodotti agroalimentari certificati, sempre più ricercati per l’eccellenza apprezzata in tutto il mondo. L’Italia può contare su 818 Indicazioni Geografiche registrate a livello europeo, quasi 15 miliardi di valore alla produzione, che si traducono in 8,4 miliardi di valore all’export. Questi prodotti valgono adesso l’11% dell’industria alimentare e il 28% dell’export agroalimentare nazionale (nel 2015 era il 21%).
A livello nazionale l’export agroalimentare tocca per la prima volta i 41 miliardi di euro nel 2017 con un incremento significativo del 7% rispetto allo scorso anno (elaborazione Coldiretti dalle proiezioni su base annuale dei dati Istat commercio estero a novembre).
Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’Unione Europea, dove si cresce del 5%, anche se con diverse tendenze: in Germania le esportazioni alimentari sono rimaste più o meno stabili (+1%), in Francia si è verificato un balzo del 7% mentre in Gran Bretagna si è registrato un +2%. Gli Stati Uniti, con un incremento del 6%, sono di gran lunga il principale mercato del nostro food fuori dai confini dell’Unione e il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna.
La crescita dell’export verso il nord America è determinata da comparti specifici quali la “trasformazione degli ortaggi” (+18,1%), il “dolciario” (+17,3%) e il settore delle “acquaviti e liquori” (+12,8%). La spinta interessante di un mercato maturo come la Francia si deve in gran parte alle performance del “lattiero-caseario” (+15,4%) e del “dolciario” (+17,3%).
Per quanto riguarda invece i mercati asiatici, dove presto il progetto approderà, è la Cina con un incremento del 17% a registrare un vero exploit di opportunità per il Made in Italy a tavola, insieme con il Giappone (+39%).