Approcci e tecnologie disruptive per fare vera innovazione #Linkontro

L'esperienza di Andrea Pontremoli, Ad di Dallara, sul palco de Linkontro di Niq, "competizione ed errori servono per innovare le aziende"

Quali spunti possono giungere alle aziende del retail e dell’industria del largo consumo dall’esperienza nel mondo del motorsport di Dallara, “la più famosa azienda sconosciuta al mondo”, così come l’ha definita il Financial Times in un articolo di qualche anno fa. Tanti, perché l’intervento di Andrea Pontremoli, Ad e socio del fondatore Giampaolo Dallara, ha toccato il tema dell’innovazione tecnologica e di come i processi digitali possano cambiare le aziende, a patto di non dimenticare le persone e il valore del territorio nel quale si opera.

Ai e quantum computing, nuove frontiere

Pontremoli era già stato sul palco de Linkontro, come presidente e Ad di Ibm Italia, più di 20 anni fa per parlare delle potenzialità della rete, in un’epoca che ha poi visto nascere le piattaforme digitali che ora sono i colossi multinazionali in vari settori: Amazon nel retail, Booking e Airbnb nell’ospitalità, Uber nel trasporto solo per citarne alcuni. Quali sono dunque le innovazioni disruptive nei prossimi anni su cui porre l’attenzione? Secondo Pontremoli saranno sicuramente l’intelligenza artificiale e il quantum computing, la capacità di correlare un numero enorme di dati con quelle di fare elaborazioni praticamente infinite.

I tre approcci per fare innovazione

“Dal mio osservatorio in Dallara -dice Pontremoli- ritengo che l’innovazione abbia due connotati molto importanti. Il primo: per essere innovativi si deve essere in competizione e direi che in questo mondo questo aspetto non manca. Noi, per esempio, la cerchiamo facendo le gare automobilistiche. Il secondo elemento importante è che l’innovazione nasce dall’errore, un tema certamente più complesso: in questo caso la domanda che uno si fa è come faccio a continuare a sbagliare senza fallire?

Essenzialmente esistono tre modelli per fare innovazione: uno è quello che conosciamo tutti ed è di tipo organizzativo: si crea un’organizzazione con un budget e un team di persone in Ricerca e Sviluppo. Questi signori sono delegati a sbagliare per tutti, poi quando trovano qualcosa di buono, lo si passa in produzione. Il secondo modello è quello che io chiamo finanziario, dove si investe un ammontare di soldi a piacere su alcune start up. Poi di queste ne funzioneranno due, ma io ho portato a casa dell’innovazione. Il terzo modello è quello che usiamo noi: utilizzare la tecnologia per sbagliare molto, velocemente e a basso costo. Quindi usiamo in particolare la tecnologia digitale, l’intelligenza artificiale e i famosi digital twin. Creiamo modelli matematici e siamo anche arrivati con nostri simulatori a far guidare a un pilota una macchina che non è mai stata costruita. Le metodologie che usiamo per creare innovazione possono essere le stesse per tante altre tipologie di business”.

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