Apple: un successo fatto di diversity e inclusione

Un prodotto che si rivolge a tutti va pensato e creato da tutti. I numeri e l'esempio di un'azienda che pensa diversaMente

A prescindere dal fatto che apparteniate al gruppo informatico dei "liberali" (vedi sistema Android) o a quello degli "esclusivisti" (vedi sistema iOs), nessuno di voi può negare che Apple sia sinonimo di capacità d'innovazione e business florido. Il tessuto imprenditoriale e produttivo di questo più ampio esito? Inclusione e diversity, che per l'azienda statunitense sono concetti tradotti in numeri e politiche concrete, come racconta il video sopra.

Oltre la poesia dello storytelling che accompagna questi due valori ci sono i dati. Qualche esempio? Il 36% degli impiegati under 30 sono donne, una cifra in crescita del 5% dal 2014 e che sale al 39% tra le donne leader (secondo questa ricerca perché la diversity femminile incida positivamente sull'innovazione questa percentuale deve superare il 20%). A livello globale le posizioni di leadership occupate dal genere femminile si attestano al 29%.

Oltre la questione di genere, si passa a quella generazionale: i collaboratori di Apple (130mila in totale) vanno dai 18 agli 85 anni. Quella etnico-razziale: da luglio 2016 a luglio 2017 il 50% delle nuove assunzioni ha coinvolto gruppi storicamente sotto-rappresentati nell'industria tech: neri, ispanici, nativi americani e così via. Quella Lgbtq: Apple è tra i Best Places to Work per Lgbtq Equality secondo Human Rights Campaign (Hrc) e si impegna per mantenere il massimo punteggio secondo il Corporate Equality Index. Diversity e inclusione per la multinazionale, in sintesi, sono due concetti realmente agiti e che si estendono a tutte le pratiche aziendali, compreso il rapporto con i fornitori.

La filosofia alla base di questi numeri è che "una tecnologia per tutti debba essere fatta da tutti". Difficile immaginare lo stesso successo globale senza.

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